L'Inter del Triplete - Il gran rifiuto di Hleb fu la fortuna di Mourinho: al suo posto arrivò Sneijder
Era reduce da una stagione piuttosto incolore con la maglia del Barcellona, Aleksandr Hleb. Almeno a livello statistico, visto che le 36 partite giocate nel 2008/2009 non avevano portato in dote neanche un gol. Ma le qualità del trequartista bielorusso piacevano eccome a José Mourinho, demiurgo di quella grande Inter che solo pochi mesi dopo avrebbe festeggiato il Triplete. Hleb, nelle idee di tutti, doveva rientrare nello scambio Zlatan Ibrahimovic-Samuel Eto’o, andando a rimpolpare la rosa nerazzurra come parziale contropartita tecnica. In quei giorni però, era fine luglio del 2009, Hleb proprio non se la sentì di lasciare la Catalogna per sposare la causa nerazzurra.
IL GRAN RIFIUTO - Scelse dei canali tedeschi, nello specifico la Bild, per ringraziare ma rifiutare l’Inter: “Ho un contratto col Barcellona, mi sto preparando per la prossima stagione e il mio obiettivo è quello di restare per dare una mano alla squadra”. Parole che segnarono la rottura di questa operazione complementare al big deal e che, col senno di poi, fecero la fortuna dell’Inter (Hleb lasciò comunque il Camp Nou per lo Stoccarda). Lo scambio fra Ibra ed Eto’o andò comunque in porto e tutti oramai sanno chi ci ha guadagnato. Ma l’Inter, perso il bielorusso, aveva necessità di trovare un altro uomo di raccordo fra centrocampo e attacco. Nelle settimane precedenti era stato fatto più di un tentativo per Deco, ma alla fine le attenzioni si concentrarono su un certo Wes. La storia certificò la bontà della scelta, ma tutto resta comunque da legare al mancato arrivo (per scelta sua) di Hleb a Milano.
LA SPIEGAZIONE - Hleb si è ritirato da qualche mese. Ma un paio d’anni fa ha comunque trovato il tempo per “giustificare” la sua scelta tramite queste pagine: “Ricordo molto bene. È vero, San Siro poteva essere il mio stadio, l'Inter la mia squadra. E l'idea di lavorare con Mourinho era sicuramente interessante. Oggi non so spiegarmi perché non sono andato all'Inter. Diciamo che all'epoca non avevo la testa giusta, non pensavo come un adulto”.