Fiorentina, Pradè: "A gennaio arriva Valentini. Con la Juventus nessun filo diretto"
11:55 - Tra poco Daniele Pradè, direttore sportivo della Fiorentina, parla in conferenza stampa dal Viola Park per il punto di fine mercato estivo.
12:02 - Inizia la conferenza stampa
Esordisce lo stesso Pradè: "Abbiamo presentato undici calciatori, manca solo il dodicesimo che è Valentini e arriverà a gennaio".
Due finali (quella di Conference persa e quella di Copa America per Nico Gonzalez) hanno dettato la vostra rivoluzione?
"Tutti pensavamo di poterla vincere e una sconfitta così lascia radici permanenti. E quella di Coppa America ha inciso sulla testa di Nico Gonzalez, gliel'ha cambiata, si è sentito di fare un passo diverso. Per fortuna avevo parlato di 99% di possibilità di permanenza, quell'1% mi ha salvato".
Con Kean crede di aver trovato l'attaccante giusto?
"Lo speriamo. Tutte le scelte sono condivise con gli altri dirigenti, il presidente e il mister. Non c'è una scelta non condivisa al 100%, dopo l'allenatore è stato il primo che abbiamo preso, insieme a Valentini".
Sentite di avere un filo diretto con la Juventus, e a loro avete chiesto anche McKennie?
"Assolutamente no, è una società come le altre, con cui lavoriamo. McKennie, Kostic e Arthur sono situazioni normalissime di mercato ma non abbiamo mai avuto l'obiettivo di fare una trattativa con altri calciatori per Nico Gonzalez. Kean è stato molto prima, lo cercavamo già a gennaio, l'abbiamo voluto fortemente tutti".
Quale la trattativa più difficile? Un colpo sfumato?
"La più difficile, ma per i tempi, è Gudmundsson: comincia a gennaio e finisce un mese dopo l'inizio del mercato. Le operazioni nel calcio sono stranissime, una settimana prima non esistono e quella dopo ci sono. Se devo dire un giocatore che volevamo ma per il quale, per tempistiche, non c'erano le condizioni è Vitor Roque. Forse poteva riaprirsi...".
Siete soddisfatti del mercato? Che voto si darebbe?
"Se c'è la percezione che i dirigenti della Fiorentina non hanno idee allora vale per tutte le altre squadre, ma io non credo. Il mercato è stato strano, il nostro non è stato semplice perché abbiamo fatto una ricostruzione. Qualsiasi cosa era nella nostra testa: lunedì dopo Bergamo Italiano ci dice che non rimane e poco dopo c'era Palladino, poi c'erano le priorità attaccante e uno tra le linee e allora siamo andati su Kean e Gudmundsson. Se mi chiedi perché gli ultimi giorni così intensi è anche perché Amrabat è stato un punto interrogativo: poteva rimanere, voleva e volevamo che lo facesse, ma poi è arrivata una squadra che gli ha offerto di più e ci siamo allontanati. Nella nostra testa c'era già l'idea di prendere un centrocampista. Il voto lo dà soltanto il campo, dico solo di essere a posto con la propria coscienza secondo quelle che sono le direttive. Insieme a Roberto (Goretti, ndr) abbiamo soddisfatto le richieste del presidente".
C'è una qualche clausola su Gudmundsson?
"L'operazione è stata lunga anche per questo, siamo tutelati al 100%. Il calciatore rischia poco o nulla, ma l'operazione è in prestito con obbligo o diritto. Tutto è in base a quando esce la sentenza: se esce prima al 15 giugno sappiamo come operare, sennò comunque col Genoa abbiamo un ottimo rapporto e proveremo a ricreare questa operazione. Abbiamo studiato tutto. Gudmundsson è strasereno, spero ci dia la qualità che cercavamo".
Con Baturina come è andata?
"Ci piaceva, molto. Abbiamo fatto un'offerta ma il passaggio del turno in Champions ha portato la Dinamo a prendere decisioni diverse. Non ne abbiamo bisogno ma avremmo preso un centrocampista in meno".
Cercavate un vice-Kean? Avete rifiutato offerte per Beltran?
"Avevamo l'idea di prendere un vice-Kean all'inizio, ma poi l'allenatore si è detto soddisfatto di Kouame e Beltran. Siamo coperti nel ruolo. Su Beltran sì, c'erano un sacco di situazioni vantaggiose per lui ma non per noi. Siamo convinti che ci possa dare parecchio quest'anno".
Avete cercato un altro difensore?
"All'inizio cercavamo un difensore in più ma non siamo obbligati per forza a giocare a tre, a volte si può fare a quattro. Numericamente siamo a posto. Volevamo prendere subito Valentini ma purtroppo non c'erano le condizioni per prenderlo. C'è stata poi una cessione importante e dolorosa come quella di Milenkovic, che dopo 7 anni ha accettato qualcosa di diverso. Più che un difensore col mister abbiamo pensato di prendere Gosens".
Ci sono diversi giocatori in prestito con riscatto.
"Abbiamo preso tanti giovani, con diritto o obbligo di riscatto e questo perché devi capire se quel calciatore vale la cifra e sarà un pilastro del futuro. Speriamo che tutti facciano una grandissima stagione, l'unico over-30 è Gosens. E c è Cataldi che ha un diritto di riscatto semplice, ci serviva questo senso di leadership. Lo conosco da quando è bambino e la sua capacità di integrarsi ci farà molto comodo".
Ci dà qualche numero sul mercato?
"I numeri precisi non riesco a darveli, ho letto che abbiamo avuto un grandissimo risparmio sul tetto salariale ma non è così: siamo in linea sull'anno scorso. Siamo più o meno in pari tra cessioni e prestiti, ma a questo vanno sommati i diritti o obblighi del prossimo anno. Il presidente non ci ha dato limiti, siamo soddisfatti del mercato, lo definirei intelligente".
Quante offerte avete ricevuto per Kayode?
"Lui neanche lo sa ma di offerte ne ha avute, più di una. Se mi chiedi, personalmente ho anche pensato a cederlo, ma il presidente non l'avrebbe mai fatto e non ho avuto neanche il coraggio di chiederglielo. Lui in più è un ragazzo eccezionale che ha margini importanti e credo non fosse pronto già adesso a un passo così importante. Guardate Iling Junior e Barrenechea, andati in Premier League e poi altrove dopo 40 giorni. Per Kayode c'era anche un top club. E poi in Premier League, per quello che fatturano, sono tutti top...".
Con Mangala cos'è successo? E con Tessmann è saltata per le commissioni?
"Mangala lo voleva fortemente Roberto Goretti, da quando è arrivato. Il discorso è che era stato pagato tanto dal Lione e all'inizio non c'erano aperture per la cessione. Nel momento in cui gli agenti ci hanno detto che lo mandavano a giocare ci abbiamo provato: c'era l'accordo economico col ragazzo, ma per il Lione le condizioni offerte dall'Everton erano più vantaggiose. Ma non c'è nulla di anomalo. Su Tessmann non abbiamo trovato i numeri".
Soddisfatto dallo scouting?
"Il calciatore che ci hanno più richiesto era Richardson, anche a costi maggiori di Tessmann abbiamo preso Richardson. Questo è il lavoro che parte dallo scouting e da lontano. Condividere le scelte con loro è importante: si parte con le relazioni su Adli dai tempi del Bordeaux, per prenderlo poi oggi".
Per cosa vi sentite 'ambiziosi'?
"Trovami un club che può dirti che non ha ambizione. Ognuno ha la sua. Davanti ci sono squadre che sono top club, hanno speso un sacco di soldi: vogliamo stare lassù, dove siamo adesso, essere felici che un giocatore come De Gea venga a giocare qui, vincere tutte le partite. Qual è l'obiettivo finale? Non posso dare questa risposta, arrivare più in alto possibile. Ripeterci vincendo, dopo le tre finali perse che abbiamo ancora adesso. Siamo ambiziosi e determinati quando parliamo alla squadra e al mister. Ogni campo per noi deve essere terreno di conquista. Avevamo il grande vantaggio di giocare su un terreno di gioco che tutti temevano e oggi la situazione dei lavori te lo fa vedere in maniera un po' diversa. Questa è una cosa che non mi dà la sensazione di fortino o arena".
Pensavate a inizio estate a questa rivoluzione?
"Sì, sapevamo di dover fare la rivoluzione. Parte purtroppo tutto dalla sconfitta di Atene, altrimenti avremmo parlato di tutt'altre cose".
Mai pensato di cedere Parisi?
"No, mai. Fabiano deve fare il suo lavoro, è in un percorso di crescita e sono convinto che coi consigli di Gosens e Biraghi sarà un calciatore importante".
Amrabat vi ha messo in difficoltà nella gestione delle tempistiche delle trattative per il centrocampo?
"Ringraziamo fortemente Amrabat per quello che ha fatto. Aveva già un accordo economico definitivo col Fenerbahce eppure è partito con noi per fare 120 minuti rischiando anche di farsi male, si è comportato da professionista serio e top. Abbiamo capito fortemente le sue motivazioni e lo abbiamo lasciato andare, alla fine è stata un'operazione economicamente valida per noi e per lui. Perciò, lo ringraziamo".
Strizzate l'occhio alla rivoluzione del suo primo ciclo a Firenze?
"Abbiamo riparlato di quella rivoluzione del 2012 e di farla fortemente simile: abbiamo abbassato l'età prendendo calciatori con contenuti importanti. Siamo partiti dalla testa, dal contenuto, dal cognitivo. Speriamo di ripeterci, però anche lì perdemmo la Coppa Italia... Abbiamo aumentato la struttura ma il lavoro di Raffaele oggi è più difficile, nel 2012 non avevamo la competizione europea, oggi gli impegni sono tutti ravvicinati. I tempi forse sono stati lunghi, come però per gli altri. Quando abbiamo visto i calendari, certo, nessuno pensava a una battaglia come è stata con l'Akademia Puskas. Temevamo un po' il Parma, le altre due partite le vedevamo più abbordabili".
Su Martinelli che ragionamento avete fatto?
"Ci abbiamo pensato tanto. Martinelli voleva andare a giocare, l'abbiamo convocato con il suo agente: lui deve stare con De Gea e Terracciano almeno per i prossimi 6 mesi e prendere tutto ciò che loro hanno, a livello tecnico e professionale. Per lui sarà più importante che andare a giocare sei mesi prima in una squadra di Serie C, perché per la B è ancora giovane. Vogliamo fare come è stato fatto per Carnesecchi".
Ci spiega l'acquisto di Pongracic?
"Capita una situazione in cui all'interno di un'operazione ti viene detto che puoi sostituire Milenkovic con Pongracic, che non aveva ancora firmato (per il Rennes, ndr). E in tre giorni abbiamo chiuso. Certe valutazioni su giocare a tre o a quattro non spettano a noi ma al tecnico, un allenatore bravo sa come valorizzare al meglio i propri calciatori".
In difesa non era il caso di prendere un leader?
"Io spero che i leader siano Martinez Quarta, Pongracic e Ranieri. Ci dimentichiamo sempre di Ranieri, che è forte e ci è stato chiesto da un club di livello mondiale ma abbiamo voluto tenere. E puntiamo parecchio sulla crescita di Comuzzo, Moreno e Valentini. Tra tre mesi arriva un difensore di piede sinistro in più, il 2 gennaio sarà qui. Per quello abbiamo ragionato e deciso di prendere uno diverso come Gosens".
Alla luce anche delle altre, quanto vi sentite ambiziosi?
"Abbiamo speso quasi 70 milioni, più altri 50 tra diritti e obblighi. Guardiamo sì alle altre ma dobbiamo pensare prima a cosa facciamo noi. L'ambizione è di non essere secondi a nessuno, siamo una squadra che vuole sempre di più. Manca un tassello? E allora andremo a prenderlo. Questo è quello che abbiamo nella testa. Siamo partiti da allenatore e centravanti, e averlo subito ci ha dato una serenità diversa nel lavoro".
Come mai non avete preso Vitor Roque?
"Perché costava 40 milioni. Poi è andato al Betis in prestito il 25 agosto ma a quel punto non ci serviva più".
Avete ricercato Ruben Vargas?
"Sì. Ruben Vargas è un nostro pallino da sempre: fossero usciti prima Barak e Brekalo, può darsi che avremmo preso anche lui. Ricordo che quando lo volevamo l'anno scorso c'erano tante critiche ma il reparto scout lo voleva fortemente".
Felice del reparto esterni?
"Crediamo nella crescita di Colpani, il mister ci ha chiesto di tenere Ikone perché è innamorato. Deve sbloccarsi, se non lo farà sarà un incompiuto. E gli esterni ora giocano diversamente che prima con Italiano".
Mai pensato a Hummels?
"Sì, ma voleva aspettare. Non era pronto per prendere decisioni, la stessa cosa gli è successa col Bologna e altre società. Aveva fatto con la Real Sociedad e poi ci ha ripensato...".
Perché avete pensato a mettere soldi su Baturina e non su un Sutalo?
"Abbiamo parlato con Farioli e per lui Sutalo era incedibile. Su Baturina mister e direttore tecnico dicevano che avrebbe potuto fare anche la fase difensiva da mezzala".
Comuzzo e Kouame rinnovano?
"Sì, stiamo parlando e siamo vicini tutti e due".
12:49 - Termina la conferenza stampa.