Sannino: “Honved grande esperienza. Budapest-Milano in auto, ora la quarantena”
“In Ungheria ho vissuto una bellissima esperienza. Dopo Inghilterra e Grecia ho potuto conoscere un altro posto dove si può fare buon calcio. Ci sono stadi nuovi, centri sportivi all’avanguardia che ospitano i ragazzi dell’accademia. Mi ha colpito. Non ho mai giocato in uno stadio vecchio. Lo stadio dell’Honved è stato costruito in un anno”. Così a TuttoMercatoWeb Giuseppe Sannino, reduce dall’esperienza da allenatore all’Honved terminata per... il Coronavirus.
Mister, ha scelto di tornare.
“Davanti ad un evento del genere uno pensa di tornare dalla famiglia. Io come tutto il mio staff, composto da gente che abita in altri paesi. Avramov doveva rientrare in Serbia altrimenti avrebbero chiuso le frontiere, piuttosto che stare fermi abbiamo ritenuto opportuno tornare dalle nostre famiglie. Il mio secondo si era appena sposato. Quando è stato sospeso il campionato non c’erano più i presupposti per rimanere anche perché c’è incertezza sulla ripresa”.
Ha affrontato un viaggio particolare...
“Quando abbiamo deciso di tornare non c’erano più voli. L’unico modo era trovare una macchina che ci desse la possibilità di poter tornare. Abbiamo preso un auto a noleggio e ho caricato tutto. Siamo partiti da Budapest fino a Milano dove abbiamo lasciato la macchina. E da Milano ho raggiunto la Toscana. Era importante tornare la casa. Ora faccio la quarantena in Italia”.
L’esperienza ungherese le ha permesso di riscattarsi dopo qualche parentesi poco felice.
“Il calcio non è fatto solo di andare a vedere i numeri. Sono andato via e la telefonata più bella l’ho ricevuta dal presidente del Levadiakos. Ho visto il numero e pensato ‘chissà cosa vorrà’. La prima cosa che mi ha detto è stata: ‘qualsiasi cosa tu abbia bisogno chiamami che ti mando tutto da qui’. Poi sul piano calcistico mi ha detto: ‘tutto ciò che mi dicevi si è avverato. Ho sbagliato a sentire i calciatori che erano sempre stanchi. Mandarti via è stato un grande errore’. Poi però si guardano i numeri... So che in Grecia ho lasciato un grandissimo ricordo, le persone sono straordinarie. Chissà che non ritorni li. All’Honved in campionato abbiamo perso cinque partite su sei, ma la società è stata brava a capire che eravamo comunque sulla strada giusta. Per tre mesi abbiamo sempre vinto e pareggiato. Fino alla semifinale della Coppa d’Ungheria. Ho lasciato al quinto posto”.
Tornerebbe all’Honved?
“Si, assolutamente. È un ambiente incredibile. Ci sono stadi fantastici. Abbiamo ottenuto ottimi risultati”.
Per via del Coronavirus se ne parla: sospensione o riduzione degli stipendi. Come la vede?
“La Juventus ha tracciato una strada dimostrando che i calciatori hanno grande dignità. Oggi le società non hanno i ricavi di prima. Ma questo va bene per la Serie A e magari metà Serie B. In C il discorso è diverso, la maggior parte degli stipendi non è alta. In più non ho mai capito perché gli stipendi si prendano dopo tre mesi. Un calciatore che ha una famiglia e magari prende 3000 euro al mese deve aspettare e stringere la cinghia. Quando prende 9000 euro li ha già finiti. Decurtarsi lo stipendio in Serie C non sarebbe la cosa più giusta. Bisognerebbe fare come in Germania dove le big hanno creato un fondo solidale per far andare avanti il sistema. Dopo tutta questa pandemia ci saranno le conseguenze economiche. Se un’azienda non lavora non può mettere soldi nel calcio. Bisognerebbe rivedere il modo di gestire la Serie C e metterla nella condizione di poter fare il proprio lavoro senza incertezze sul futuro. In A e in B se non prendi lo stipendio riesci a vivere, in C no”.