La certezza di Mancini e le differenze con Ventura. Juventus ferma, Milan ingabbiato da Ibrahimovic e le pene dell'Inter, ancora favorita per lo Scudetto
Quando vinci un Europeo? Nel momento in cui Gigio Donnarumma non esulta - perché non ha capito che ha parato il rigore decisivo - oppure alla presentazione? Chi era presente a Coverciano si ricorda la prima conferenza di Mancini, una grossa differenza rispetto al predecessore Ventura. "L'Italia deve vincere sempre, il nostro obiettivo è il Mondiale", le frasi del tecnico ex Inter, con il colpo di fulmine con la stampa (abituata a nascondersi dietro un dito) un po' meno con l'ambiente. Dall'altro lato - quello di un Ventura che doveva affrontare la Spagna - c'erano i problemi di avere pescato le furie rosse, sicuramente un ostacolo ma che hai battuto 2 volte nelle ultime 4, con un solo risultato negativo: settembre 2017, 4-2-4 al Bernabeu e discesa verso l'apoteosi negativa della Friends Arena e il pari di San Siro. Il paradigma è completamente differente, chi arriva per vincere e chi per raggiungere un obiettivo: perché Mancini aveva una buona squadra, senza un centravanti capace di fare la differenza, ma ha raccolto una miriade di risultati consecutivi. L'ultima sconfitta è Portogallo-Italia al Da Luz, quando la rivoluzione investiva dieci undicesimi della rosa, dall'altra parte non c'era Cristiano Ronaldo e André Silva siglava l'1-0. Dopo solamente risultati consecutivi, con vittorie larghissime tra Grecia e Armenia, Bosnia e Finlandia. Mai successo nel calcio italiano, soprattutto con la nazionale, speculativa per antonomasia.
Poi c'è il calciomercato. Sempre più fermo, perché tutti vogliono cedere e nessuno acquistare. Questo è il problema delle grandi. La Juventus è ferma per vari motivi. Cristiano Ronaldo in primis, il centrocampo in second'ordine (Ramsey e Arthur - oggi operato - non rientrano nei piani del club) ma gli ingaggi bloccano tutte le scelte. L'aumento di capitale non ha portato i benefici sperati, quindi per Locatelli c'è la necessità di aspettare fino alla fine, come per Chiesa lo scorso anno. Ora l'ex viola costa il doppio, ma è quasi una chimera e non una scelta ponderata. Gli altri sono pressoché intrasferibili per una questione economica: stipendi troppo alti e impossibilità di crearne un mercato.
La stessa cosa successa con Ibrahimovic. La scelta era quella di partire senza un grande centravanti oppure con chi, nelle ultime due stagioni, ha cambiato la storia. Quindi Ibra è diventato l'unica scelta per i rossoneri, al netto dei (sette) milioni di ingaggio e l'obbligatorietà di vederlo nuovamente a Milano. Ieri sera è arrivato Giroud, toppa necessaria ma costretta, quasi certamente, a coprire tutti i turni che Ibra non potrà. Zlatan ha giocato la metà delle partite nella scorsa stagione, difficile pensare a qualcosa di più nella prossima, ma l'idea è avere un sostituto che possa giocare sempre. Basterà Giroud?
Infine l'Inter, che ha ceduto Hakimi e non lo ha ancora sostituito. Lautaro può essere un asset per ripartire, ma alla fine c'è il problema di vendere e di eventualmente ricomprare . Da Nainggolan a Dalbert, oppure Radu, ogni giorno c'è la trafila dei mercanti nel tempio. L'Inter ha perso un titolare e ha bisogno di sostituirlo, ma resta la migliore - al netto della Juventus - squadra negli undici titolari, ma anche nelle riserve.