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Eriksen non è Vidal o Gagliardini. E la coppia con Brozovic non funziona

Eriksen non è Vidal o Gagliardini. E la coppia con Brozovic non funzionaTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
mercoledì 10 febbraio 2021, 13:00Serie A
di Ivan Cardia

Antonio Conte ci ha provato. Il rendimento ha persino diviso la critica: nello 0-0 di ieri sera tra Juventus e Inter, c’è chi ha lodato Cristian Eriksen e criticato Marcelo Brozovic. E viceversa. Sta di fatto che nessuno ha premiato entrambi: l’esperimento del doppio playmaker non ha avuto grande successo.

Eriksen non è Vidal o Gagliardini. Tatticamente, il danese ha agito soprattutto da mezzala sul centrosinistra. Un ruolo che non gli è congeniale: non lo scopriamo certo ieri. Ha un calcio migliore sia del cileno che dell’italiano, ma non ne ha il dinamismo, la capacità di dare copertura al reparto e alla difesa, la tendenza a inserirsi. Una vita da trequartista, del resto, insegna a galleggiare negli spazi, non a occuparli con fisico e intensità come invece il ruolo di interno richiederebbe. Forse può diventare un grande regista, quello è un percorso su cui vale la pena investire. Ma è abbastanza improbabile che diventi una grande mezzala, e del resto la storia del calcio è fatta soprattutto di giocatori che hanno fatto quel percorso. Diventare un interno alla soglia dei 30 anni sarebbe un unicum: può essere un caso? Non è una questione di valore, ma di caratteristiche: pur con qualche passo falso, sia l’ex Barcellona che l’ex Atalanta danno ben altro equilibrio alla mediana. Mentre Eriksen lì continua a sembrare un pesce fuor d’acqua.

La coppia con Brozovic non funziona. Se la posizione di Eriksen è stata di mezzala, di fatto è stato lui a toccare il maggior numero di palloni, almeno finché è rimasto in campo. Anche qui, il risultato non è una novità: a prescindere dalla zolla di campo in cui giocano, il danese e il croato risultano incompatibili. Si pestano i piedi e nel farlo rallentano la manovra della squadra, senza darle ulteriori spunti. Storia vecchia, del resto: lo sono stati quasi tutte le volte che Conte li ha mandati in campo insieme. Anche ieri, quando il salentino ha tentato una novità nella complicata coesistenza tra due giocatori che hanno tante differenze, ma non abbastanza da renderli compatibili l’uno con l’altro.

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