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Dopo Lotito, ci sarà Lotito? Il presidente della Lazio: "Mio figlio Enrico già entrato nel sistema"

Dopo Lotito, ci sarà Lotito? Il presidente della Lazio: "Mio figlio Enrico già entrato nel sistema"
© foto di TuttoSalernitana.com
mercoledì 8 novembre 2023, 13:45Serie A
di Tommaso Bonan

Lunga intervista di Claudio Lotito a Radio Serie A, col presidente della Lazio che spazia anche su argomenti extra calcio: "Ricevo molte chiamate con minacce di morte, mi capita di riceverne anche 300 al giorno. Più fanno così, più cerco di far valere l’ideale del rispetto. Una persona normale probabilmente si spaventerebbe, io invece vado avanti sapendo cosa ho fatto per il calcio. Ad oggi ricevo chiamate minatorie anche verso le squadre avversarie della Lazio. Serve una cultura basata sui valori sportivi, ma negli ultimi anni questa cosa si è persa.

La scorta personale.
"Io vivo sotto scorta; questo limita la mia privacy, ma serve per tutelarmi. Io sono abituato ad adattarmi alle varie situazioni; la prevenzione è fondamentale, educare i giovani andando nelle scuole, recuperando il significato valoriale dello sport. Va valorizzato l’essere umano non solo in quanto sportivo, bensì in quanto persona".

I valori.
"Vanno rispettate le norme etiche; un tempo venivano insegnate in famiglia e nelle scuole. Ai miei tempi le famiglie si rivolgevano ai maestri per far rispettare le regole, ad oggi gli insegnanti vengono denunciati dai genitori. Gli oratori avevano un altro importante ruolo: la sana competizione e il rispetto dei valori; si creava l’idea del merito. I giovani di oggi fanno fatica a dialogare; i telefoni tolgono la possibilità di guardarsi, di capire il tono della voce; è sparito il lato emozionale della cosa. Questo deve fare riflettere anche in ottica sportiva. Il tifoso prima sposava una posizione a vita; ad oggi conta l’apparire e la sostanza materiale. Bisogna riportare i ragazzi sugli aspetti storici e valoriali".

L'arrivo di Lotito nel calcio.
"Sono tifoso della Lazio da quando avevo 5 anni. Sono una persona tenace e questo è stato fondamentale per me. Mi venne proposta questa sfida da Berlusconi, persona che stimavo molto perché aveva la capacità di capire le cose come si sarebbero svolte nel tempo. Io avevo un rapporto amicale con lui che, all’epoca, era Presidente del Consiglio. Mi chiamò per chiedermi di cercare di salvare la Lazio. Nel 2004 il bilancio della Lazio era in rosso, aveva molti debiti. Io con il mio carattere l’ho considerata come una sfida al limite e Berlusconi decise di impegnarmi per trovare una soluzione a quello che all’epoca era diventato un problema di ordine pubblico. La tifoseria della Lazio all’epoca aveva comportamenti non conformi a quelli che sono i normali comportamenti civili, con diversi assalti e blocchi delle strade. Trovai subito un mondo fuori dalla normalità, venivano pagate persone che generavano debito, e io che venivo dall’imprenditoria affrontavo la cosa nel modo contrario: premiavo chi produceva reddito".

Il debito rateizzato in 23 anni.
"Sarebbe stato per me più facile acquisire la Lazio in fase fallimentare, come hanno fatto con altre squadre. Io invece mi sono fatto carico dei debiti, anche con l’Agenzia delle Entrate. Con il fisco avevo circa 180 milioni di debito. Io applicai una legge dello Stato che era una legge già esistente e non creata apposta per me come venne detto; la legge a cui faccio riferimento è la legge dal 2002 ed era una legge sana nei principi. La legge riportava che se un’impresa fallisce, è preferibile transare per prendere quando possibile, piuttosto che non prendere nulla. Chi fa fallire una società, carica sulla collettività il mancato introito statale; il sottoscritto invece ha fatto applicare la legge, anche se non è stata applicata in modo conforme rispetto a quanto la legge stessa prevedesse, rateizzando il debito in 23 anni. Togliendo sanzioni ed interessi, ed è quello che succede in qualsiasi rottamazione di una cartella esattoriale. Mancano 4 anni, e nel 2027 avrò finito di pagare; ci tengo a sottolineare che sono l’unico contribuente in Italia che ha sempre pagato ogni rata in anticipo, perché lo ritengo giusto: sono soldi della collettività. Sottolineo che non sono debiti creati da me: ho acquistato una società che aveva già dei debiti. Sto pagando ancora ad oggi i debiti creati dai miei predecessori. Penso di aver reso un favore alla collettività".

Sono passati 19 anni: che anni sono stati?
"Io sono stato uno dei primi che ha cercato di coniugare i risultati positivi con una sana gestione. Ad oggi la Lazio è una delle società più solide, con un patrimonio immobiliare e un patrimonio giocatori di tutto rispetto. Concepisco il mio come un ruolo di servizio, mi faccio carico di una società importante e ho l’obbligo di preservare e mantenere i valori fondamentali. La Lazio ha acquisito credibilità in ambito nazionale ed internazionale".

Longevità
"La mia presidenza alla Lazio non è una storia di affari, non tratto vantaggi. Quando subentrai nel club, pagai per alcuni anni il leasing di un fabbricato che oggi è di proprietà del club. Potevo scegliere a chi intestarlo e scelsi appunto la Lazio. Oggi questo building vale diverse decine di milioni. Io non ne ho mai fatti affari con questo club, anzi ci ho rimesso molto. Quando entrai, in termini di lire, misi circa 50 miliardi per prendere il 21%. In sostanza in totale ho messo 75 milioni di euro, contro i 550 milioni di debiti che dovetti gestire. Cerco di coltivare quel modo di fare calcio basato sulla valorizzazione delle persone a 360 gradi. Le proprietà hanno una vita bassa perché nel momento in cui fai il presidente per visibilità o altri aspetti imprenditoriali. Così, quando e se viene meno il fine, sparisce anche la necessità di essere presidente di una società di calcio. Tante società sono scomparse, tante proprietà si sono avvicendate per lasciare un testimone negativo alla successiva. Io ho investito molto anche a livello infrastrutturale, rendendola forte perché voglio tramandarla, voglio che mio figlio, laziale e appassionato, prosegua questo percorso. Dopo Lotito, ci sarà Lotito? Sì, Enrico è già entrato nel sistema, si occupa del settore giovanile, lavorando alacremente e con dedizione. Alle 7 esce di casa e va, conosce tutto e tutti, ha conseguito una laurea in legge anche se non eserciterà la professione. Lo sport non va legato agli interessi materiali, anche se è chiaro che per fare certe cose serve il denaro".

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