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Lutto nel ciclismo: morto Guido Carlesi "Coppino"

Lutto nel ciclismo: morto Guido Carlesi "Coppino"
Oggi alle 08:28Altre Notizie
di Redazione TMW
Il 2 ottobre è morto Guido Carlesi. Nato a San Sisto al Pino vicino Cascina e per tutti gli amanti del ciclismo era conosciuto con il soprannome di “Coppino” per via di una certa somiglianza fisica e anche di stile

Guido Carlesi avrebbe compiuto 88 anni il prossimo 7 novembre. Era nato a San Sisto al Pino non lontano da Cascina nel 1936, e per tutti gli amanti del ciclismo era conosciuto con il soprannome di “Coppino” per via di una certa somiglianza fisica e anche di stile ad andare in bici con il “Campionissimo” Fausto Coppi.
Un soprannome pesante ma Guido, passista veloce, seppe portarlo piuttosto bene per la bravura espressa soprattutto quando passò professionista nel 1957 concludendo la sua carriera nel 1966 con 35 vittorie all’attivo. In molti ricordano anche la discussa volata con Guido Boni sul traguardo di Forte dei Marmi nel Giro d’Italia del 1958.
Temperamento forte, saggio, fu scelto da Fiorenzo Magni nella squadra Nivea Fuchs come suo pupillo. Pochissimi successi da dilettante poi l’esplosione nei professionisti, un Giro di Calabria, uno di Toscana, la Sassari-Cagliari.

Della corsa a tappe rosa vinse 6 tappe e nel 1961 nel Giro d’Italia ottenne il quinto posto nella classifica generale. Altri risultati di prestigio in quello splendido 1961, furono ottenuti da Guido Carlesi al Tour de France con i successi di tappa ad Antibes e Tolosa, conquistando alla fine il secondo posto nella generale alle spalle del francese Anquetil grazie alla prestazione fornita nella penultima tappa della corsa transalpina. Quando lo trovavamo alla festa del Bici Club di Enzo Ricciarini a Prato, ci raccontava sempre qualche episodio della sua carriera e ci diceva “mi sono goduto le corse che per un certo periodo furono la mia vita”. Gareggiò molto anche all’estero, indossò le maglie anche della Chlorodont, Molteni, Gazzola e chiuse con la toscana Filotex di Prato a fianco di “Cuore Matto” Franco Bitossi. Carlesi sapeva essere spregiudicato ed una volta prima di partire dichiarò: “Oggi vinco io” e vinse. Le sue ultime vittorie nel ’66 con due tappe al Giro d’Italia e due al Giro di Svizzera. Oltre al ciclismo, cacciatore di traguardi, Guido aveva un’altra grande passione, la caccia ai cinghiali e da tutti era conosciuto come “implacabile”.
La salma di Guido Carlesi è stata esposta presso la Pubblica Assistenza S.R. di via Bargagna a Pisa (di: Antonio Mannori per federciclismo.it)
Guido Carlesi (Collesalvetti, 7 novembre 1936 – Pisa, 2 ottobre 2024) è stato un ciclista su strada italiano. Professionista dal 1956 al 1966

Coppi più di un Papa.
Perché morto Coppi, non se ne fece un altro. Al massimo, un Coppino.
Guido Carlesi era un Coppino, il secondo della storia: il primo Mino De Rossi, pistard e anche stradista, oro olimpico nell’inseguimento a Helsinki 1952. Il secondo Coppino lui, Carlesi. Il terzo, Italo Zilioli. Il quarto, Franco Chioccioli.
Poi basta. Di Merckxini neanche l’ombra. E chissà di Pogacar.
Carlesi è morto stamattina. Era del 1936, il 7 novembre avrebbe compiuto 88 anni.
Nato a Collesalvetti, residente a Titignano: pisano. La prima bici, un regalo del papà: una Wilma, celeste.
Lui aveva 14 o 15 anni. Con quella partecipò alle prime corse, libere, aperte a tutte. E siccome le vinceva tutte, venne iscritto a una società, la Wilma di Navacchio, maglia di lana gialla e celeste, diretta da un calzolaio che la sapeva lunga, Tiarno Casarosa. “Un unico comandamento: fare la vita del corridore – amava raccontare come in una favola rotonda – Significava: andare a letto presto, mangiare sano e bere acqua, allenarsi il giusto”. Gli altri comandamenti sarebbero stati impartiti dalla strada.

Padre manovale, madre casalinga, Guido figlio unico e falegname. Dilettante, correva e vinceva. Fiorenzo Magni lo seguì in una corsa, ne fu conquistato, gli propose di disputare il Giro dell’Olanda. Carlesi vinse una tappa e si classificò secondo nella generale. Professionista dal 1956 con Magni. E fu qui che Carlesi conobbe Coppi, in corsa: “Un dio, ma al tramonto, in bici si stava spegnendo”. Della somiglianza fra Coppi e Carlesi “a scriverlo i giornalisti, io non mi sarei mai permesso, e lo scrivevano un po’ per il naso, un po’ per lo stile in bici”. Se di tutte le corse avesse potuto salvarne una sola in cui si sentì veramente Coppi e non soltanto Coppino, Carlesi avrebbe scelto il Tour de France del 1961: due vittorie di tappa, la Torino-Juan les Pins (“Quel giorno mia moglie venne alla partenza, e la sua presenza mi galvanizzò”) e la Perpignan-Tolosa (“Senza le cronometro, non sarei arrivato secondo ma primo nella classifica generale. Però il Tour era disegnato per Jacques Anquetil, non certo per me”).
fonte IL FOGLIO - www.ilfoglio.it

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