Barino Bartoletti: Sante Gaiardoni un grande del Ciclismo
E’ stato un grandissimo Sante Gaiardoni.
“Eroe” di quel ciclismo su pista che sapeva entusiasmare la folla e riempire i velodromi. Nelle leggendarie Olimpiadi di Roma fu l’unico atleta a vincere due ori (dei tredici complessivi e dei cinque del ciclismo): chilometro da fermo e velocità. Aveva una forza tale nelle gambe che - proprio per impedire guai nella partenza del chilometro - avevano dovuto rinforzargli la bici. Di quei Giochi fu il grande protagonista in azzurro assieme a Livio Berruti e a NIno Benvenuti. Finì sulle copertine di tutti i giornali (al punto che a chi non ha vissuto quei momenti diventa difficile spiegare le dimensioni della sua gloria). Allora, però, chi trionfava alle Olimpiadi non guadagnava nulla, ma l'avvocato Agnelli regalò una 500 a tutti i vincitori di una medaglia d'oro. Sante gli scrisse che lui, di medaglie, ne aveva vinta due. "Ma la seconda 500 - mi disse una volta - la sto ancora aspettando"
Una volta professionista ingaggiò duelli memorabili col “vecchio” Antonio Maspes con cui si alternò sul podio mondiale. L’Italia televisiva si fermava (proprio come per la “Davis”) per assistere alle loro sfide condite da eterni “surplace” e poi da picchiate verso il traguardo che toglievano il fiato.
Si allenava al "Vigorelli", la sua "casa": tra un mondiale di pugilato, di cui il grande velodromo era il tempio, e un concerto dei Beatles o dei Clash o dei Led Zeppelin (tanto per dire che aria tirava a quei tempi). Era guascone, simpatico, gentile: i rotocalchi rosa gli dedicarono fior di copertine quando sposò Elsa Quarta, un'affermata cantante dell'epoca. Una vita assieme: non è sopravvissuto al dolore della sua morte. Mi dispiace che le grandi vetrine televisive (a parte, doverosamente, le testate sportive) si siano dimenticate di lui. Non è stato "solo" un ciclista, porca miseria! E se anche fosse, è stato un grande Campione!