Bianchi: "Pulizia dello stadio e voglia di professionismo: siamo il nuovo Siena"
"È un'iniziativa della quale sono molto orgoglioso, ha contribuito a creare un legame ancora più stretto con la città e la tifoseria, anche se questo non mancava, e ha comunque dato un segnale forte alla città per far capire quanto anche noi, come squadra, staff tecnico e società, teniamo alla nostra casa: perché lo stadio, anche se dentro non possiamo ancora entrarci, è casa nostra. In mezzora, solo fuori, abbiamo raccolto circa 8-9 sacchi di rifiuti, è stato un colpo al cuore vedere un simbolo sportivo della città ridotto così, e non oso immaginare come sarà dentro. Ed è un peccato, perché è uno degli stadi più belli di Italia": nell'intervista rilasciata in esclusiva a TuttoMercatoWeb.com, esordisce così il centrocampista e capitano del Siena Tommaso Bianchi, commentando quella che è stata l'iniziativa di ieri. Che ha visto ripulire le parti esterne dello stadio, riportandolo così alla sua normalità.
Uno stadio, quello senese, al quale Bianchi è particolarmente legato, avendo vestito la maglia bianconera dall'estate 2021 al gennaio 2023. Ma anche alla casacca il giocatore è legato, essendo sceso per la prima volta in carriera in una categoria non professionistica: "Non nascondo che dopo 17 anni di professionismo mi sarei aspettato qualche chiamata dalla Serie C, era la prima volta che mi capitava di rimanere svincolato, ma quando è arrivata la notizia della nuova proprietà ho subito cercato di tornare a Siena perché il progetto è importante e la proprietà ha voglia di fare bene. Sono molto affezionato anche alla gente, io qua mi sento a casa".
Ma è stato solo il progetto a convincerti a sposare questa causa, in un momento sicuramente complesso che arriva dopo un fallimento?
"La società, il Ds e il mister mi hanno subito fatto capire la volontà di riportare il club nel calcio professionistico, con i fatti, e Siena è li che deve stare, tra i professionisti. Questa è la mia missione, e quando ci sono certe sensazioni, è giusto seguirle. A una certa età, poi, avevo voglia di prendermi ancora più responsabilità, e farlo da capitano è il massimo".
Quanto pesa la fascia, non solo nei confronti della maglia e della città, ma anche dei ragazzi più giovani? Specie in categoria dove gli under sono tanti.
"Anche in Serie C i giovani sono ormai tantissimi, ma è vero che in Serie D ed Eccellenza sono ancora di più. Io, già al netto della fascia da capitano, ho sempre cercato di dare il buon esempio, ma è vero che indossarla ti fa anche inconsciamente dare qualcosa in più, dentro e fuori dal campo, perché ai ragazzi serve una guida. Sono comunque supportato da tanti altri giocatori esperti molto importanti, siamo un bel gruppo con la voglia di rappresentare al meglio questi colori".
Un torneo comunque difficile, soprattutto per chi magari, come te, non la mai disputato. Il calcio si gioca sempre in 11, ma cambiano parecchie cose...
"Assolutamente sì, basti pensare ai campi che sono a esempio più piccoli e con terreni che non sono proprio uguali a quelli di Serie B o C. Vincere, poi, non è mai facile, ma siamo costruiti per quello, e siamo stati bravi a calarci subito nella mentalità che serviva in categoria, visto che anche in Eccellenza di gara semplici non ce ne sono: ci sono giocatori di talento, e anche il livello fisico è molto buono. Io temevo di più l'aspetto mentale, ma l'approccio è stato giusto sin dal principio, dobbiamo solo continuare così".
Che siate voi la squadra da battere è scontato. Quanta pressione vi crea questo?
"La pressione c'è perché siamo il Siena, non solo perché siamo la formazione da battere. Ce la diamo anche da soli, e vogliamo seriamente provare a vincerle tutte, consapevoli però che contro di noi gli avversari daranno tutti più del massimo, anche per mettersi in mostra. Però stiamo affrontando bene le difficoltà, manca solo uno step di consapevolezza in più da acquisire nei prossimi match".