3 agosto 1996, la Nigeria vince le Olimpiadi contro l'Argentina di Crespo e Zanetti
Nel 1994 era arrivata a un soffio dall'estromettere l'Italia, perdendo contro l'Argentina ma arrivando prima nel girone con Bulgaria e Grecia. Due anni dopo la Nigeria era la prima africana a vincere una competizione iridata per nazionali. Capitò all'Olimpiade di Atlanta 1996, quando una squadra formata da futuri campioni riuscì a battere un'Argentina altrettanto forte. In porta c'era Dosu, che finì alla Reggiana e poi rimase paralizzato a vita in un incidente stradale a ventitré anni.
In difesa Celestine Babayaro, dell'Anderlecht, il sempreverde Taribo West, il fuoriquota Okechukwu e Oparaku, uno dei meno conosciuti. Una retroguardia discreta, ma non così straordinaria. Invece a centrocampo Sunday Oliseh, anche lui ex Reggiana e che poi finì alla Juventus dopo qualche stagione. Poi una linea di fuoco di tre trequartisti: Jay Jay Okocha giocava dietro la punta con dribbling divertenti e una fantasia sfrenata. Tijjani Babangida era velocissimo e difficile da fermare, mentre Victor Ikpeba era forse più attaccante che centrocampista offensivo, ma tanto valeva. Davanti Daniel Amokachi e Nwankwo Kanu, quest'ultimo capitano e con già una Champions alzata al cielo con la maglia dell'Ajax.
Quindi si arriva alla finale del Sanford Stadium di Athens, con presenti più di 86 mila spettatori. Davanti c'era un'Argentina di tutto rispetto: Cavallero, Chamot, Ayala, Zanetti e Sensini in difesa. Almeyda, Morales e Bassedas a centrocampo, davanti Claudio Lopez, Crespo e Ortega. Fortissimi anche loro. Vantaggio di Claudio Lopez, pareggio di Babayaro, entrambi di testa. Poi Crespo - comprato quell'estate dal Parma - segna il suo calcio di rigore che lo fa diventare capocannoniere, mentre Amokachi pareggia a un quarto d'ora dalla fine. Allo scadere Amunike, su un pallone vagante dopo una punizione, batte Cavallero per il definitivo 3-2.