1 agosto 1955, la Lega Calcio retrocede l'Udinese d'ufficio. Dopo un secondo posto
Meglio che con Zico. O Bierhoff, oppure Di Natale. O Alexis Sanchez. L'Udinese della stagione 1954-55 arrivò seconda in classifica, battuta solo dal Milan di Schiaffino. Sì, quello che segnò il primo gol durante il Maracanazo del 1950, quando l'Uruguay gettò il Brasile in una condizione di sconforto, con parecchi suicidi nel paese. Il focus però dev'essere sulla squadra friulana che, vincendo 3-2 l'1 maggio del 1955 sembrò a un passo dall'alzare il Tricolore. Una sorta di capolavoro che, però, venne cancellato completamente da una pelosa questione iniziata due anni prima e che culminò nella retrocessione della seconda in graduatoria dell'anno precedente.
Alberto Rognoni, presidente della Commissione di Controllo, aveva avviato da alcuni mesi delle indagini su presunte compravendite di partite. Ugo Scaramella, che aveva ricevuto ingenti somme per aiutare il Catania, venne radiato. Gli etnei retrocessi. Ma quello che capitò all'Udinese fu incredibile, perché un filone d'indagini portò a galla quanto successo nel 1952-53. Un dirigente dell'Udinese offrì due milioni di lire a dei giocatori della Pro Patria per l'ultima partita del 31 maggio 1953. Una combine che avveniva all'intervallo, con i lombardi che si fanno rimontare da 0-2 a 3-2 proprio dai bianconeri.
La combine non servì a niente, perché l'Udinese si sarebbe comunque salvata. In compenso un giocatore della Pro Patria, Rinaldo Settembrino, svuotò il sacco. La Lega Calcio addebitò ai bianconeri - pur senza un vero colpevole - il ruolo di mandante. Niente prescrizione biennale perché fece fece la data di apertura dell'inchiesta. Il processo sportivo avvenì due anni dopo i fatti, condannando l'Udinese alla retrocessione, ripescando in Serie A la SPAL.