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Mercato e rinnovi: da Meret al futuro di Arthur. Tutte le verità di Federico Pastorello

Mercato e rinnovi: da Meret al futuro di Arthur. Tutte le verità di Federico PastorelloTUTTO mercato WEB
lunedì 25 dicembre 2023, 16:18Storie di Calcio
di Lorenzo Di Benedetto

Da Meret a De Vrij, fino alla trattativa più soddisfacente dell'estate, dove con la sua agenzia ha registrato più di 30 operazioni tra rinnovi e trasferimenti, e al nuovo regolamento per gli agenti che sta facendo molto discutere in tutta Europa. Intervista a 360° di Federico Pastorello, uno dei procuratori più importanti del mondo, che in esclusiva a TMW ha parlato di tantissimi argomenti.

Partiamo proprio dal ruolo dell'agente e dalla diatriba con la FIFA che vi vede molto compatti a livello globale.
"Effettivamente c'è un po' di movimento da questo punto di vista. Credo che il problema più grande, che noi come AIACS, l'associazione numero uno degli agenti di cui faccio parte, abbiamo sempre mosso, è che chi fa le norme non ha mai effettivamente chiesto l'opinione di chi questo lavoro lo fa. Hanno fatto vari regolamenti senza chiederci se fossimo d'accordo, magari con una tavola rotonda. Il non coinvolgerci è sempre stato l'errore che ha portato a tutti questi regolamenti non adeguati. Quest'anno è successa questa cosa ancora una volta e noi per difenderci non possiamo che rivolgerci ai tribunali e chiedere aiuto alle singole Federazioni. Questa cosa sta succedendo in tutta Europa. In Italia hanno preso una posizione un po' tipica italiana, ovvero di aspettare a mettere in vigore una norma aspettando di vedere cosa succede altrove. I nostri presidenti non si rendono conto che limitare l'attività degli agenti, anche internazionali, passatemi il termine, è come "castrarsi" da soli. Le grandi agenzie poi non portano più i giocatori, o aiutano a farteli vendere. I primi a farne le spese sarebbero i club. Noi dell'associazione stiamo sensibilizzando tutti gli organismi possibili e immaginabili, stiamo facendo grandi sforzi e stiamo ottenendo cose importanti. Nei prossimi giorni ci saranno delle novità, quindi continuiamo a lavorare e battagliare. Spesso veniamo etichettati come quelli che sono il problema del sistema, ma siamo un meccanismo del sistema stesso e siamo essenziali. Meritiamo rispetto e soprattutto di essere ascoltati".

Passando ai suoi assistiti: a che punto siamo con il rinnovo di Meret al Napoli?
"La stagione del Napoli è difficile, un pochettino me lo aspettavo perché perdere in un colpo solo l'allenatore che ha portato lo scudetto al club azzurro dopo 33 anni e il direttore sportivo che era da tanti anni lì ed era riuscito a crearsi una rispettabilità nello spogliatoio e nella società, è stato un brutto colpo. Tante cose che non sappiamo non sono successe magari proprio grazie all'intervento di Giuntoli, Spalletti ha fatto una cosa straordinaria e ripetersi sarebbe stato molto arduo. Ci sono state probabilmente delle responsabilità anche di Garcia, visto che la squadra è forte. Ha perso un elemento importante come Kim ma questo non può essere il solo motivo per il quale le cose non stanno andando così bene. Faccio l'in bocca al lupo a Mazzarri e spero che riesca a trovare le chiavi che Garcia non è riuscito a trovare.

Per quanto riguarda Meret in questo momento non è importante parlare dei singoli, ci sono dei dialoghi in corso, i rapporti sono buoni con De Laurentiis, Chiavelli, Micheli e Meluso e il ragazzo si trova benissimo a Napoli. La disponibilità per discutere un prolungamento c'è sicuramente, poi c'è anche l'aspetto economico che verrà discusso nelle sedi più adeguate. La disponibilità da parte di Alex di rimanere c'è assolutamente, a Napoli si sente a casa, ha sempre sentito l'affetto della gente e sta molto bene in azzurro".

Per chiudere l'argomento Meret: c'è la volontà di provare a diventare il titolare della Nazionale?
"In tutti i ruoli c'è la competizione. Tutti e tre i portieri, Alex, Donnarumma e Vicario, sono al top, con caratteristiche diverse. Alex è un grandissimo portiere, tecnicamente può ambire a essere titolare in ogni club e di conseguenza anche in Nazionale. Ora c'è un ct che chiaramente lo conosce molto bene e hanno lavorato insieme due anni, il primo più difficile, ma il secondo dove Spalletti ha apprezzato le doti tecniche, di professionista e anche umane di Alex. Ci rimettiamo alle decisioni del ct ma ripeto che Meret può giocare titolare in qualsiasi club e anche in Nazionale".

Capitolo Arthur: super operazione della Fiorentina che ha preso un fuoriclasse. C'è un diritto di riscatto, ma i viola potrebbero permettersi tutto lo stipendio?
"Per prima cosa ringrazio pubblicamente Joe Barone e Daniele Pradè, come anche Vincenzo Italiano. Hanno avuto coraggio ad ascoltare il mio invito insistente nel pensare a questo giocatore, perché venendo da una stagione così difficile come quella a Liverpool, con un infortunio che è durato più del previsto e un recupero difficile, anche se secondo me avrebbe meritato di giocare un po' di più, non era semplice prenderlo. Ero certo però che avrebbe fatto bene, primo per le qualità tattiche del gioco di Italiano perfette per come Arthur interpreta il suo ruolo. Poi pensavo che l'ambiente di Firenze potesse essere ideale per lui, visto che è una società importante ma ancora familiare, con una proprietà presente. Si è trovato in un ambiente consono, poi parliamo di un calciatore che è stato al Barcellona, è un fuoriclasse. Oggi è novembre, manca tanto alla fine della stagione. C'è un diritto di riscatto ma non lo considero neanche tanto, era stato messo per dare l'opportunità alla Fiorentina di pensare di acquistarlo ma Arthur ha un contratto molto oneroso e ci sono delle problematiche. A fine stagione ci siederemo con calma e vedremo il da farsi. La cosa importante è che Arthur si stia trovando bene e che la Fiorentina sia contenta di Arthur".

Dipendesse da Arthur, pur essendoci queste problematiche, lui resterebbe a Firenze?
"Lui si trova benissimo. È prematuro parlarne ma solo perché siamo a novembre. Sta bene anche in città, la vive come vuole. Firenze è meravigliosa, non escludo nessun tipo di scenario per la fine dell'anno".

Passando a De Vrij: si sta ritagliando tantissimo spazio. Che momento sta vivendo?
"Stefan ha deciso di accettare il rinnovo con l'Inter proprio perché sapeva che ci sarebbe stato tanto spazio per lui. Le stagioni ora sono fatte da 60 partite, il concetto di essere titolare non è più come in passato: se non sei considerato un titolare a tutti gli effetti giochi comunque 35 partite. Stefan è stato intelligente ad accettare, sapendo che il suo valore avrebbe potuto dargli lo spazio che merita. Simone Inzaghi lo apprezza molto, poi è chiaro, l'Inter ha una rosa fantastica e scegliere chi far giocare è un'impresa. Ci sono campionissimi come Acerbi, Pavard, Bastoni e Darmian, tutti affidabili. De Vrij è contento di far parte di questo gruppo: la concorrenza è sana e non mi sorprende che si stia ritagliando spazio. L'Inter ha provato insistentemente ad arrivare al rinnovo anche perché l'anno scorso quando ha giocato ha sempre dimostrato di essere un campione. È un grande professionista".

Joao Mario al Benfica: stagione difficile per i lusitani.
"L'anno scorso è stata una stagione incredibile, con i quarti di Champions e il titolo vinto. Joao ha fatto un'annata entusiasmante, quest'anno si sta ripetendo ma la squadra fa fatica, visto che ha perso giocatori importanti. Ci vuole tempo ma ripetere una stagione come quella dell'anno scorso era difficilissimo".

Terracciano ha rinnovato pochi mesi fa con la Fiorentina fino al 2025. Si aspettava che fosse ancora titolare nonostante l'arrivo di Christensen?
"Ancora una volta Pietro riesce a sorprendermi. La sua costanza negli allenamenti, la concentrazione e determinazione fanno la differenza. È un portiere forte, all'inizio della sua carriera veniva definito come il nuovo Buffon ed era un predestinato. A livello mentale ha dovuto gestire alcune cose nella sua crescita ma alla fine è maturato. Se da agente dovessi portare un portiere alla Fiorentina non ce lo porterei, visto che gioca sempre lui alla fine. Italiano non regala niente ai suoi giocatori, si sta meritando tutto. Gli faccio pubblicamente i complimenti, non gli hanno mai regalato nulla. Pradè non ne poteva più delle nostre telefonate per convincerlo a prenderlo per fare il secondo, poi ha accettato e alla fine è diventato il titolare".

Candreva e la Salernitana. Un punto di riferimento?
"Quest'anno farà 36 anni ma penso che possa giocare oltre i 40 per la vita che fa. Sta soffrendo molto per questa stagione con la Salernitana, lui era abituato a giocare per altri traguardi e trovarsi in questa situazione lo fa stare male. Il momento è difficile, Pippo Inzaghi ha un incarico difficile. Lui si mette a disposizione dell'allenatore, poi sta al mister decidere la formazione. Credo che sia impossibile pensare di salvarsi senza Candreva ma magari in certi contesti giocatori di qualità servono meno. Siamo legati a De Sanctis, Iervolino e Inzaghi e vedremo cosa succederà da qui a gennaio per capire poi come muoversi. Dopo il miracolo di due anni fa e la bella annata dell'anno scorso dispiace vedere la Salernitana così".

C'è opzione di rinnovo con la salvezza?
"È un'estensione automatica ma se non dovesse arrivare la salvezza Antonio andrebbe via. Non escludo nulla comunque a gennaio, il dialogo è sereno. Il pensiero di Candreva è quello di fare punti con la Salernitana, poi vedremo con il mercato aperto cosa succederà".

Dossena al Cagliari è una delle grandi sorprese della Serie A?
"Mi fa piacere rispondere a questa domanda. Alberto ha fatto un percorso di carriera difficile. È partito dalle divisioni inferiori, si è fatto notare in Lega Pro ma abbiamo avuto anche dei problemi a trovare una squadra di B che lo comprasse. Poi è arrivato il Cagliari e siamo andati lì di corsa, senza pensarci neanche per un secondo. Dal punto di vista economico siamo andati incontro al club con la promessa che se avesse meritato avremmo rivisto l'accordo. Così è stato, nonostante la prima parte di stagione difficile. Poi è arrivato Ranieri e le cose sono cambiate: il tecnico ha intravisto le cose che lo rendono speciale. Dossena è il classico difensore italiano, che fa della concentrazione, del fisico, dell'intelligenza tattica e della grinta la sua forza. Oggi è un difensore che non ha limiti. Se vedo un giocatore come Gatti che ha avuto un'opportunità arrivando dal Frosinone non vedo perché Dossena non dovrebbe averla in un grande club. Ha tutto per poterci arrivare: oggi pensa alla salvezza ma mi aspetto un bellissimo futuro".

Scuffet è diventato titolare a Cagliari.
"Sì, ha seguito il nostro consiglio di guardarsi intorno fuori dai confini italiani, visto che il non essere confermato allo Spezia è stato un brutto colpo. Ha accettato di andare al Cluj dove ha trovato costanza di rendimento, ha fatto esperienza e ha imparato una nuova lingua. Poi ha accettato Cagliari, dove c'era un portiere forte che aveva contribuito alla promozione ma che non aveva mai fatto la Serie A. La società e Ranieri sono stati chiari: se la sarebbe giocata. Ha continuato ad allenarsi e ha preso il posto per merito suo, non per demeriti dell'altro".

Cutrone si sta riscattando a Como: si sta rilanciando?
"Il campionato di Serie B è difficile, fare gol non è facile. Ci sono società di grandissimo livello e la competizione è dura. Patrick sta trovando la serenità mentale che lo porta a fare gol importanti e grandi prestazioni. Questa per lui è una stagione chiave, penso che continuerà il suo percorso anche se il cambio di guida tecnica ha sorpreso un po' tutti, specie dopo una vittoria. Patrick aveva trovato equilibrio con il tecnico, sentiva la fiducia e aveva iniziato a far gol come ci aveva abituato. Ora arriva Fabregas che già lo conosceva, vedremo se riuscirà a portare il bel gioco e la continuità di risultati che Longo aveva trovato".

In estate a far man bassa è stato il mercato arabo: ci sono stati suoi giocatori vicini all'Arabia?
"Sì, abbiamo avuto varie situazioni. Alcuni hanno chiesto informazioni, come nel caso di Acerbi, altri hanno proprio intavolato trattative, come con De Vrij, con l'offerta che era molto importante soprattutto per la durata, visto che la proposta era di quattro anni. Stefan però voleva restare in Europa perché si sente di poter dare tanto".

Pensa che il calciomercato arabo sia destinato a continuare così o farà la fine di quello cinese degli anni passati?
"Vedo una cosa molto più stabile, il progetto durerà almeno 10 anni. Chiaro che in Arabia come in Cina i governi e le persone che stanno al potere politico possono cambiare le cose da un momento all'altro nel calcio, cosa che in Europa non succede. In Arabia la volontà è quella di far conoscere il Paese, stanno investendo in infrastrutture e sono entrati facendo rumore e prendendo grandi campioni come Cristiano Ronaldo e Neymar. Adesso si concentreranno sui giovani, come Veiga o Musa Barrow. Hanno preso i grandi nomi e continueranno a farlo, ma ora investiranno anche sui cartellini. Mi aspetto 2-3 anni di investimenti grossi ma poi si scambieranno anche i calciatori tra di loro, creando un mercato interno. Tutti i giocatori che sono lì si stanno trovando bene, i pagamenti sono regolari e ci dovremo abituare a parlare con questi club".

Alla lunga può essere un problema per il calcio europeo?
"Se la si vede con la prospettiva giusta dobbiamo valutare il fatto che per andare lì il guadagno di un giocatore deve essere maggiore, visto che è uno sforzo anche culturale. Non sarà un grosso problema, tra un po' si livellerà anche la proposta dei vari contratti. Conoscendo la mentalità loro sono fieri del loro Paese, si sentiranno disturbati nello strapagare i giocatori. Il livello del campionato comunque è migliore rispetto a quello che c'era in Cina".

Ibrahimovic può diventare un grande dirigente al Milan?
"Una figura come la sua può essere importante oggi al club rossonero. Le partenze di Maldini e Massara hanno lasciato un vuoto di rappresentanza. Oggi c'è Moncada, lo stimo tantissimo e mi piace il suo modo di operare, avrà un sicuro avvenire. Manca però una figura che faccia da collante tra lo spogliatoio e la dirigenza. Ibra è stato un calciatore fantastico, un uomo di grande personalità e manca nella struttura del Milan una figura come lui. Avendo giocato ad altissimo livello potrà dare un grande contributo insieme a Pioli e Moncada, anche nello scovare alcuni giocatori".

Qual è l'operazione che avrebbe voluto fare ma che non è andata in porto l'estate scorsa?
"Quella che mi è dispiaciuta di più è quella del trasferimento di Tommaso Baldanzi dall'Empoli alla Fiorentina. Effettivamente ci abbiamo lavorato tanto, le parti coinvolte avevano capito la nostra volontà e il lavoro che abbiamo provato a fare. Purtroppo spesso e volentieri c'è anche un effetto domino e la chiave di volta negativa è stato il mancato trasferimento di Castrovilli al Bournemouth. La Fiorentina si è trovata con un budget inferiore da poter investire sul mercato. A quel punto l'offerta era meno interessante e l'Empoli aveva ceduto anche Parisi e Vicario. Quella azzurra è una società molto attenta, non cede mai in un'unica sessione di mercato più di 1/2 giocatori. Mi è dispiaciuto molto, il ragazzo se la meritava e sarebbe stato lusingato di avere questa opportunità. Mi è dispiaciuto moltissimo e purtroppo questa cosa è costata anche il cambio di agente da parte di Baldanzi: sono dinamiche che oggi succedono, c'è la tendenza a giudicare l'operato di un agente per una cosa che si verifica o meno. Purtroppo però come anche in campo a volte non riesci a giocare bene, anche nel nostro settore i dettagli, nonostante il tanto lavoro, determinano il risultato positivo o negativo".

L'operazione che invece le ha dato più soddisfazione?
"Ne abbiamo parlato prima, quella di Arthur. Non nascondo che fossi un po' preoccupato visto che aveva giocato solo due partite l'anno scorso e aveva un ingaggio importante. Ho insistito tantissimo con la Fiorentina e ho trovato dall'altra parte persone che ascoltano e competenti. Sono stato molto soddisfatto".

Tornando a Baldanzi, era quasi fatta con la Fiorentina?
"Non credo di dire nulla di sbagliato se confermo questa cosa, né nei confronti dell'Empoli né della Fiorentina. I viola avevano intravisto questa opportunità e sono molto attenti. Gli azzurri non erano vogliosi di vendere ma hanno fatto di questa politica la loro chiave di successo, sono molto bravi in questo. La cosa doveva andare in modo diverso ma ripeto che purtroppo queste cose succedono. Mi ricordo di essere stato praticamente convinto di aver fatto Berbatov alla Juventus, la Fiorentina lo aspettava a Firenze, noi lo aspettavamo a Torino ma alla fine andò a Londra".

Ci sono giovani giocatori che consiglia ai vari club italiani?
"Faccio alcuni nomi, di giocatori che assistiamo. Il primo è Alexsander della Fluminense, centrocampista fresco vincitore della Libertadores. Un giocatore che al 100% vedremo in Europa, mi auguro già a gennaio. Poi c'è Viktor Djukanovic, attualmente all'Hammarby in Svezia. Montenegrino classe 2004 è stato il più giovane a essere convocato in Nazionale nel suo Paese, a soli 16 anni. Ha delle qualità estremamente importanti ma la cosa che mi colpisce di lui è la sua grande personalità. Abbiamo parlato prima di Ibrahimovic, me lo ricordo al Malmo a 16 anni e venne anche a Verona nostro ospite quando mio padre era proprietario dell'Hellas per vedere un Verona-Roma quando aveva 17 anni. Victor me lo ricorda molto per spirito e personalità Ne sentiremo parlare e spero di vederlo nei massimi campionati europei. Un altro ragazzo che farà grandi cose è Cihan Canak, centrocampista del 2005 dello Standard Liegi. Un ragazzo di origini turche ma nato in Belgio che di recente ha giocato con l'Under 21 turca. Ha un dribbling incredibile e gli piace puntare l'avversario, farà la differenza. Infine un giovane ragazzo nella Primavera della Lazio: Saná Fernandes. È un classe 2006 che è stato convocato da Sarri per il derby. Segnatevelo perché ne sentirete parlare molto bene. Infine non dobbiamo dimenticare Luis Hasa, campione europeo con la Nazionale Under 19 eletto miglior giocatore del torneo, e i portieri Mastrantonio e Palmisani, punti fermi in azzurro. Sono gli ultimi frutti della nostra academy che negli anni continua a portare i suoi risultati".

Dal punto di vista degli allenatori in Serie A, chi è quello emergente che le piace di più?
"Mi piace molto Palladino al Monza. Riconfermarsi dopo un anno è difficile, sta dando prova che la sostanza dell'anno scorso non era frutto di una singola stagione. Mi piace molto non solo per il calcio che propone ma anche per come si pone davanti ai media. Thiago Motta poi sta facendo cose importanti anche se non possiamo parlare di un emergente ma propone un calcio estremamente valido. Poi se posso scendere di categoria dico Andrea Dossena della Pro Vercelli, ex giocatore del Napoli. Andate a vedervi come giocano le sue squadre, lo vedremo ben presto su una panchina in categoria superiore. Ha fatto la gavetta e mi ricorda un po' Conte prima maniera, le sue squadre sono ben organizzate e hanno tanta voglia di vincere".

Tra gli altri assistiti ci sono anche Cacace, Berisha e Ferrari.
"Il difensore del Sassuolo è stato sul mercato in estate ma è rimasto sul pezzo e si è riconquistato la fiducia del mister, è stato bravo. Cacace sta crescendo di partita in partita, contro il Napoli ha fatto benissimo con un cliente scomodo come Politano, dimostrando personalità, cosa che gli è un pochino mancata fino a questo momento. Poi Berisha era separato in casa a Torino, è arrivato a Empoli e si è fatto trovare pronto. A Napoli ha fatto una prestazione fantastica. Sono contento per lui".

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