TMW RADIO - Ambrosetti: "La storia di Marco Rossi deve far riflettere tutti i dirigenti italiani"
L'ex centrocampista Gabriele Ambrosetti, oggi allenatore e intermediario, ha parlato a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini, iniziando dal percorso dell'Inghilterra all'Europeo: "Sono capitati nella parte meno complicata di tabellone e, paradossalmente, l'ostacolo più importante lo trovano subito. Se passano il turno possono essere una delle papabili vincitrici. Per i talenti che hanno, potrebbero diventare una Francia o Spagna degli anni passati. Manca esperienza internazionale, in pochi giocano la Champions, pensiamo però che un talento come Sancho non viene utilizzato".
Chi l'ha impressionata di più?
"Senza dubbio l'Ungheria. Conosco bene il ct Marco Rossi, è una persona splendida e il fatto che abbia dovuto trovar fuori fortuna dovrebbe far pensare i dirigenti italiani. Non dimenticate però che anche negli anni passati ha mostrato di saper fare calcio, penso all'Honved ancora prima di questo Europeo. Noi italiani ci troviamo bene ovunque, ma essere accettati e rispettati all'estero non è facile: lui ci è riuscito per la coerenza e la serietà ancora prima dei risultati. Felice per lui, perché sono stati dati giudizi troppo affrettati su di lui e il suo staff di professionisti. Parlare di lui in questo momento è persino troppo facile. Quindici-vent'anni fa però sono stato un suo giocatore, e non è cambiato di una virgola. Naturale che abbia maturato esperienze, da intermediario io vengo ascoltato in tutta Europa: all'estero apprezzano fedeltà e professionalità. Rossi è l'ennesimo esempio che la professionalità paga sempre, inconcepibile che abbia dovuto trovare la sua felicità fuori, lo trovo strano e non lo capisco. Questa è l'Italia. Dobbiamo dare una svolta perché ci superano in tanti".
Dall'Italia di Mancini arrivano buoni segnali.
"Sì, ma siamo nel 2021 e gli ottimi talenti che emergevano nei settori giovanili c'erano pure 15 anni fa. Il talento di questa Nazionale è Mancini, sta riuscendo a far giocare bene giocatori che, fino a 10 anni fa, era impensabile potessero essere convocati all'Europeo. I club, poi, vogliono i giovani e non li sanno aspettare. All'estero, se li prendono, giocano. Prendo tre del Galles cresciuti nello Swansea: Rodon, Roberts, James... Tutti questi erano ragazzini e li hanno aspettati. Alla fine hanno avuto ragione. Il nostro Locatelli, se non fosse andato al Sassuolo, forse non sarebbe così maturo e con questa personalità che sta mostrando. Deve ringraziare il suo allenatore e il fatto che De Zerbi sia andato in Ucraina deve far pensare: non per soldi, ma perché lì ha un progetto per il modo in cui fa calcio".
Dove sono i nostri problemi?
"L'Atalanta ha fatto tre passi avanti da quando hanno investito, pescando all'estero. Il problema in Italia è alla base, nei settori giovanili c'è solo la cultura della vittoria: invece no, si dovrebbe insegnare ai ragazzi a giocare a calcio fino alla Primavera, non agli allenatori emergenti a vincere. Adesso ci stanno raggiungendo tante nazioni".
Quale il nuovo assetto in panchina che la incuriosisce di più?
"Beh, ovviamente il ritorno di Mourinho in Italia, in una piazza importante come Roma. Parliamo di un uomo che sa fare tanto. E poi i giovani, su tutti Dionisi e Zanetti. Però viviamo anche situazioni particolari, come la Fiorentina che ancora non ha un allenatore. Si utilizza un po' troppo spesso la parola "azienda" nel calcio... Serve fare un passo in avanti".
Che mercato sarà?
"Grandi operazioni e movimenti sono veramente pochi. C'è l'Europeo e siamo a fine giugno, però essendoci poca disponibilità economica c'è bisogno di inventarsi qualcosa. Nel calcio però non puoi farlo: devi avere volontà di creare e rischiare. Questo è un problema, perché se non rischi su alcuni giovani alla fine li perdi. Eppure vi assicuro che non ci sia un giocatore che non vorrebbe venire in Italia".
Lanzafame scommessa vinta da tutti?
"Innanzitutto dal ragazzo, che era in una situazione "comoda" di carriera. Nel mio passaggio al Vicenza devo dire grazie a loro perché ci hanno creduto. Certo, le condizioni erano favorevoli perché ci siamo presentati a gennaio dicendo che a maggio, se fossero stati contenti, avremmo riparlato. Così è stato: hanno accettato una sfida. Vi cito un nome, il mio. Io ho fatto la C2, qualcuno non sa nemmeno cosa sia ma un tempo contava: quando il Brescia di Lucescu mi prese, in ritiro il mister mi fece vedere tutte le partite di quell'anno con le famose videocassette".