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Motta-Juve, anche le ultime parole certificano l’incomunicabilità: addio affidato all’Ansa

Motta-Juve, anche le ultime parole certificano l’incomunicabilità: addio affidato all’AnsaTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
lunedì 24 marzo 2025, 15:53Serie A
di Ivan Cardia

Prima l’ANSA, poi il sito ufficiale della Juventus. Ma con le stesse identiche parole. Il saluto di Thiago Motta al club bianconero e ai suoi tifosi è andato esattamente così. Sicuramente una cosa nuova, specie per una società, come quella torinese, che nella sua storia ha fatto della comunicazione uno dei suoi punti di forza.

Al di là delle dinamiche, le parole riprese dall'agenzia sono un addio emblematico di ciò che è stata l’avventura in bianconera del tecnico italo-brasiliano. La breve era Motta, oltre che sui risultati e soprattutto sulla gestione dello spogliatoio, è franata su una sorta di incomunicabilità, interna ed esterna.
Anche nelle ultime conferenze stampa, persino dopo due ko clamorosi come quelli con Atalanta e Fiorentina, la narrazione di Motta è rimasta pressoché sempre uguale a sé stessa. Dubbi ne avrà avuti, come tutti, ma non li ha mai esternati più di tanto. E l'assenza di un qualsivoglia mea culpa ha contribuito a dare l’impressione che non avesse capito cosa gli stesse succedendo intorno, quanto l’andamento della sua Juve fosse inaccettabile alla luce degli obiettivi, degli investimenti, della storia del club più scudettato d’Italia.

Viceversa, ha dato l’impressione di chi si trincerava in certezze d’argilla. Quel “Io sono il leader di questa Juve”, pronunciato dopo il successo all’andata sul PSV che faceva pensare come la stagione potesse davvero essere positiva, è stato una sorta di epitaffio anticipato sulla sua gestione. Non è l’idea che si sono fatti proprietà e dirigenza nei confronti della scorsa settimana, non è il messaggio che ha veicolato all’esterno in una stagione fatta da troppi capitani e pochi leader, tutti allontanati via. Non è stato aiutato, perché forse il problema più grande resta alla base, e proprio la comunicazione è una questione centrale: dopo l’esonero - che per la Juve è sempre un fatto epocale - non ha parlato nessuno. Non lo ha fatto Giuntoli, non lo hanno fatto l’ad Scanavino o il presidente Ferrero. Come se fosse una cosa normale e non solo il settimo tecnico allontanato anzitempo da Torino in 128 anni di storia.

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