Merlo ricorda Hamrin: "Era un esempio. Chiarugi ed io lo chiamavamo babbo"

Un simbolo della Fiorentina ma che ha vestito e colto successi anche con le maglie di Juve, Padova, Milan e Napoli. Si è spento oggi ad 89 anni Kurt Hamrin, Uccellino per i tifosi viola per il suo modo svolazzante ma estremamente concreto di giocare. Svedese, attaccante assolutamente letale in area di rigore (il secondo miglior marcatore della storia viola in A con 150 reti). Claudio Merlo, suo comapgno di sqaudra negli anni Sessanta ne parla così a Tuttomercatoweb.com: "Ho un gran ricordo di lui perchè per un ragazzo come all'epoca e anche come Chiarugi giocare con lui è stato qualcosa che non ti potevi aspettare. Lui ci ha accettati e non era scontato all'epoca per i cosiddetti anzi. Ci portava a casa sua a mamgiare e Chiarugi ed io lo chiamavano babbo e sua moglie mamma. Ci ha aiutati moltissimo, per noi Chiappella e Hamrin sono stati due genitori che ci hanno portato al successo. Senza di loro non avremmo fatto carriera velocemente".
In campo come lo ricorda?
"Mi diceva: 'Claudio dai la palla a me, ci penso io a far gol. E io gli davo sempre il pallone e in effetti poi segnava tante reti. con i fuoriclasse è più facile giocare. Tra le partite più belle ricrodo la semifinale di Coppa Italia che poi vincemmo, con l'Inter. Giocammo tutti bene ma Kurt fece una gran gara".
Chi si è avvicinato ad Hamrin negli anni come attaccante?
"Non ce ne sono come lui, dribblava e fuggiva via. E in area era eccezionale, era il territorio suo, credo che non abbia mai segnatoi da fuori area, ma dentro era implacabile".
