Inter, Marotta: “Da Oaktree approccio intelligente. Proprietà straniere? Per fortuna”

Beppe Marotta, presidente e ad dell’Inter, è intervenuto dal palco del “Merger e acquisition summit 2025” organizzato da Il Sole 24 Ore: “Io sono un po’ datato, in 47 anni di attività ho sia visto un’evoluzione calcistica sia gestito società di proprietà diverse. Ho potuto lavorare con profili proprietari differenti, alcuni folcloristici e bravissimi come Maurizio Zamparini al Venezia, poi alla Sampdoria con ERG, alla Juventus avevamo Exor come mamma, infine all’Inter ho vissuto la prima esperienza con Suning, per poi arrivare a essere presidente, cosa che non avrei mai immaginato, laddove Oaktree mi ha dato fiducia.
Stiamo assistendo a un mondo che si è evoluto, che è cambiato radicalmente non solo a livello regolamentare e sportivo, penso da ultimo alla tecnologia che avanza. A cambiare però è stato proprio l’ambito aziendale: fortunatamente sono arrivate le proprietà straniere. Immaginiamo che una città evoluta come Milano, tra le 2-3 più importanti d’Europa, ha due club di proprietà straniera. E meno male: immaginate in quali difficoltà ci saremmo trovati senza Zhang e Oaktree da un lato, Elliott e RedBird dall’altro. Nel 2011 tutte le proprietà della Serie A erano italiane, oggi sono per la maggior parte straniere: abbiamo vissuto a un’involuzione del modello imprenditoriale. Venivamo dal mecenatismo, all’epoca si dava assoluta priorità all’aspetto sportivo su quello economico. Oggi, e dico per fortuna dato che viviamo in un mondo che vive al limite dell’etica, in cui gli stipendi andrebbero ridimensionati, ci troviamo di fronte a fondi di investimento che non vengono in Italia per dispensare soldi ma che fanno della sostenibilità l’obiettivo principale.
Ho una relazione con un fondo a cui devo anzitutto fare i complimenti: è arrivato in punta di piedi, garantendo sostenibilità e presenza dietro le quinte, ma in modo silenzioso. Fa lavorare bene il management. La prima cosa che ha fatto Oaktree è aver confermato l’area del management sportivo: è un approccio intelligente. Ci relazioniamo quotidianamente, nell’ambito di un confronto dall’aspetto sportivo a quello finanziario-amministrativo. Oggi siamo davanti a due società che vogliono e stanno seguendo un percorso per arrivare alla creazione di uno stadio”.
Le deleghe totali dall’azionista nel calcio sono una buona prassi?
“Io, nella mia esperienza a Torino, ho avuto modo di conoscere forse il più grande manager del dopoguerra, Sergio Marchionne. Rivendicava che un manager apicale ha due diritti: scegliere i valori e scegliere le persone con cui lavorare. Oaktree si sta comportando così, non posso che dire che è vero, anche se il confronto quotidiano c’è. Dare delle deleghe vuol dire dare delle responsabilità: bisogna anche avere il coraggio di prendersele. A volte nei giovani vedo che fanno fatica a decidere, ti chiedono se il weekend lavorano o vanno a casa. Devo dire che in tutte le società in cui sono stato ho sempre avuto la delega totale per decidere, ed è il presupposto per poter lavorare”.
