Paulo Sousa: "Il calcio italiano sta cambiando. Anche grazie a me"
Paulo Sousa è stato un grande giocatore prima, mente del gioco delle squadre dove è transitato in carriera e poi è stato anche un innovatore da allenatore, riconosciuto nel mondo come grande studioso di calcio e applicatore di idee di evoluzione del gioco poi seguite anche da tanti colleghi. Adesso per lui è tempo di aggiornamenti e di nuovo studio in giro per l'Europa e, in esclusiva, ha parlato a Tuttomercatoweb.com proprio di questo suo periodo vissuto tra Spagna e Italia:
Mister l'ultimo mese lo ha passato in giro per gli stadi spagnoli per conoscere la crescita del calcio in questo paese, come è andata?
"Un allenatore vive di continui studi e di ricerca, l'ho fatto sempre nel corso della mia carriera e continuerò a farlo. In Spagna è andata bene, abbiamo visto tantissime partite, ma abbiamo soprattutto incontrato tante persone che interpretano il calcio e lo pensano in un modo diverso, applicandolo in modo diverso, con tecnologie interessanti".
Adesso insieme al suo staff ha deciso di seguire la Serie A, che programmi avete?
"A febbraio abbiamo deciso di passare quasi tutto il mese in Italia, per vedere questa seconda parte di campionato dopo averne visto tanto dal vivo nella prima parte. Con le tecnologie abbiamo potuto seguire tante cose ma quando puoi seguire le partite dal vivo riescei ad osservare con attenzione i comportamenti individuali e settoriali del gruppo squadra e riesci a percepire molte altre cose. E questo ci permette di crescere, sia a me che a tutto il mio staff".
Come sta cambiando il calcio?
"Io credo che purtroppo vedo sempre una frenetica corsa al risultato e molto poco ai processi di crescita. Il calcio è cambiato tantissimo, purtroppo non ancora in Italia. Infrastrutture che ti permettono di crescere. Sto leggendo articoli interessanti sulla crescita del calcio tedesco dopo l'arrivo di Guardiola al Bayern, che coincide con una generazione che aveva finito e che doveva ricominciare e dovevano trovare il modo di tornare a fare risultato. Non seguendo il gioco di Pep, ma come guidare una crescita individuale del singolo giocatore. Il gioco è complesso anche se non sembra. Intervenire sui giocatori per spiegargli tempi e spazi del gioco e per prendere le decisioni giuste, è il modo per far crescere la squadra. Più velocemente apprendi queste dinamiche di gioco e più è facile determinare in campo e questo è stato un cambiamento per la Germania, che nonostante i risultati attuali non brillanti come nel recente passato, mantengono un'idea perché hanno capito di essere diventati migliori di prima. Il calcio cambia con la crescita dell'interpretazione della complessità del gioco da parte del singolo giocatore".
Pensa che potrà cambiare anche in Italia oppure resteremo ancora indietro rispetto al resto d'Europa?
"Il calcio italiano sta già cambiando. Mi sento orgoglioso perché penso di aver portato qualcosa da quando sono qui a Firenze. Qui si parlava molto delle varianti dei sistemi di gioco sia in attacco che in difesa. Ma soprattutto l'atteggiamento in campo, un gioco coraggioso ti può portare a un'ambizione di risultati importanti".
Prima si salutarla: il Napoli ha già vinto lo scudetto?
"Una delle prime partite che ho visto dal vivo in questa stagione è stata proprio Fiorentina-Napoli. Credo che quest'anno e nei prossimi anni, piazze come Firenze e come Napoli possono vincere. L'ho detto all'inizio della stagione e ora sono felice di confermarlo perché il Napoli sta proprio per ottenere questo grande successo e sta giocando benissimo. L'unica cosa che può cambiare è uno squilibrio nel triangolo composto da squadra, tifosi e società. Se tutti sono uniti, con i risultati che ti danno anche maggiore armonia, questo ti dà molte possibilità di vincere. Credo che questo scudetto non scapperà al Napoli".