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Da Palermo a Napoli, fino al ritiro (forse): Andujar guarda sé stesso e la A

ESCLUSIVA TMW - Da Palermo a Napoli, fino al ritiro (forse): Andujar guarda sé stesso e la ATUTTO mercato WEB
© foto di Federico Gaetano
sabato 2 dicembre 2023, 10:00Serie A
di Ludovico Mauro

“Ci manca una partita, la finale di Copa Argentina, l’equivalente della finale di Coppa Italia (Estudiantes-Defensa y Justicia, in programma mercoledì prossimo, ndr). Quella dovrebbe essere la mia ultima partita, ma sono ancora in attesa di una chiamata, magari di un progetto anche fuori dall’Argentina. Un altro anno potrei anche farlo, però non lo so. È normale che a 40 anni, dopo aver annunciato l’addio all’Estudiantes - dopo tanti anni che gioco qua -, mi preparo all’idea del ritiro. Ma non si sa mai, io intanto provo molta soddisfazione per ciò che ho fatto. Sono contento, è una decisione che non sto prendendo a caso. C'è stato un lavoro psicologico”. Tra preparazione al ritiro e attesa/speranza di una chiamata intrigante, Mariano Andujar, ex portiere di Palermo, Catania e Napoli che da pochi giorni ha dato l'addio all'Estudiantes dopo un lunghissimo periodo, si racconta a Tuttomercatoweb.com.

Quindi, arrivasse la chiamata giusta, proseguirebbe ancora.
“Potrei. Dipende dal progetto che c’è dietro. Ma intanto, lasciare l’Estudiantes è come smettere, lasciare un pezzetto di me. Qui ho trascorso tantissimi anni, da quando sono tornato dall’Italia sono sempre voluto stare qua. Ora non so cosa accadrà, io mi sto preparando per il ritiro, ma se capita qualcosa di interessante potrei valutare. Però io sto bene”.

Intanto però, dovesse scegliere il momento migliore e peggiore della sua carriera, quali sarebbero?
“Il peggiore non saprei, ma sicuramente retrocedere col Catania è stato uno dei peggiori. Abbiamo vissuto cinque anni lì facendo la storia, col Catania degli argentini (c’erano Bergessio, Papu Gomez, Barrientos, Spolli, Izco e altri ancora). I più belli invece sono le vittorie, ma anche arrivare in finale al Mondiale 2014 fu unico. E poi, vincere la Libertadores (con l’Estudiantes nel 2009, ndr)”.

A proposito della nazionale. Come ha vissuto il Mondiale? E le parole di Scaloni dopo il Brasile sono un campanello d’allarme?
“Siamo contentissimi di questa nazionale, ci rappresenta in maniera unica. Poi ho qualche amico là dentro che ci gioca da quando c’ero io: Leo (Messi, ndr), Di Maria, Otamendi... quindi sono ancora più contento. Hanno vinto il Mondiale, non dico che si sono tolti un sassolino dalla scarpa, ma vincere il Mondiale è qualcosa di diverso. Il fatto che sia successo a loro mi riempie di gioia. Mentre su Scaloni, avrà le sue motivazioni. Non posso commentare”.

Dall'esperienza a Catania invece cosa porta dietro?
“Cinque anni bellissimi. Ogni anno eravamo un po’ più forti e facevamo meglio dell’anno prima. Ci divertivamo, la piazza era esigente e noi eravamo all’altezza. Poi purtroppo iniziò ad andare tutto male, ma i ricordi sono bellissimi. Inoltre lì è nato mio figlio, sono davvero legato alla Sicilia”.

Infatti è stato anche a Palermo.
“E a Palermo è nata mia figlia. Con tutta l’isola ho un legame speciale. Palermo fu la mia prima esperienza in Italia: bellissima. Con Corini capitano, ho trovato un gruppo stupendo. C'erano campioni del mondo come Barzagli, Zaccardo, Barone. Un gruppo spettacolare e un ambiente bellissimo. Ho vissuto a Mondello, chi lo conosce sa cosa vuol dire. Svegliarsi la mattina e trovare il mare... Ho avuto anche il piacere di essere allenato da Delneri, ma anche di conoscere Rino Foschi, uno dei più grandi ds italiani. Esperienze importanti”.

Tornando a Catania, ha avuto anche Montella allenatore. Come lo vede ora da ct della Turchia?
“Ho avuto il piacere di averlo e per come lavora, per come analizza e prepara le partite, è stata una bellissima sorpresa. Quello che sta facendo adesso se lo merita, ha un sacco di idee buonissime. A Catania abbiamo avuto tanti tecnici bravissimi: Simeone, Montella, Mihajlovic, Maran... siamo stati davvero fortunati”.

Poi c’è stata Napoli. Quell'anno faceste anche la semifinale di Europa League.
“Innanzitutto, mi porto dietro la soddisfazione di aver giocato nel Napoli, che non è per tutti. E per noi argentini ha qualcosa di speciale. È una città dove ti alzi la mattina e respiri calcio. Quell’anno potevamo vincere tranquillamente l’Europa League, ma abbiamo sbagliato la gara in Ucraina col Dnipro. Però abbiamo vinto la Supercoppa. Eravamo un gruppo di buonissimi giocatori che purtroppo, ripeto, non ha vinto quell’Europa League che era alla nostra portata. Ma mi porterò sempre dietro il piacere di aver giocato a Napoli e penso di averlo fatto anche bene”.

L'anno scorso a Napoli è tornato lo scudetto. Quest'anno però ci sono state tante difficoltà.
“Qui da noi, quando il Napoli ha vinto lo scudetto sembrava avesse vinto una squadra argentina. Eravamo tutti contenti. L'altro giorno hanno perso col Real Madrid ma ci può stare. Con lo squadrone che hanno si rimetteranno a posto. Dopo lo scudetto con Spalletti non è facile rifarsi, ma per me il Napoli ha tutte le carte in regola per rifarlo. Auguro a Mazzarri di sistemare ciò che secondo lui non va e di lottare per i primi posti.

Poi ho anche parlato con la gente che lavora lì, come Daniele, lo speaker. L'ho salutato, so quanto ci tengono. Un altro è Tommaso, il magazziniere. Sono persone che stanno lì da tutta la vita, so quanto ci tengono quando vincono una partita importante o un campionato. Mi fa davvero piacere per loro perché sono dei veri lavoratori, che stanno lì dietro e ti fanno passare belle giornate al campo”.

Della Serie A attuale invece che ne pensa?
“L’Inter, la Juve, il Napoli e il Milan si lotteranno lo scudetto. Ho visto anche il Sassuolo tempo fa che gioca bene, anche l’Atalanta negli ultimi anni è sempre una squadra da seguire, perché fa un bel calcio. Più o meno le squadre al vertice sono sempre le solite”.

Un talento argentino cercato insistentemente in Italia è Pedro De La Vega, del Lanus. Vi siete incrociati pochi giorni fa: nella Serie A di ora dove lo vedrebbe meglio?
“Nella Lazio, con Sarri potrebbe fare benissimo, da esterno d’attacco ma anche in altri ruoli. È molto più maturo di tanti altri, l’altro giorno ci ho giocato contro ed era il capitano del Lanus. Anche se è giovane, è già pronto”.

In Italia è arrivato anche Retegui, con cui ha giocato insieme. Può anche tornare a vestire la maglia dell’Italia secondo lei?
“Sì, lo vedevo già quando era qui con noi, arrivato in prestito dal Boca. Un professionista al 100%, sempre pronto e preparato, con voglila di allenarsi e migliorare. Non avevo dubbi che fosse fatto per giocare in Italia. Infatti gliel’ho detto più un sacco di volte, e quando lo sento glielo ripeto: ‘Devi farti trovare pronto, perché in Italia farai tantissimi gol’. Ha potenza, fisico, tiro. La nazionale può riconquistarla”.

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