È del tutto inutile commentare il Milan. Ma una cosa si può dire (alla società)

Potrei anche non scrivere nulla nell'articolo di questa mattina. Tanto cosa c'è da commentare? Tanto cosa c'è da dire? Tanto cosa c'è da aggiungere? Il campo, la classifica, i risultati parlano da soli: il Milan è nono in classifica, solo solissimo, a distanza siderale dallo Scudetto, a distanza planetaria dalla Champions, a distanza anche dall'Europa League e dalla misera Conference League. Che faccio: mi fermo qua?
Tempismo questo sconosciuto
No. Però una cosa: non commenterò la partita di ieri. Inutile. Ma userò queste righe per dialogare a distanza con la società, che, tra la miriade di colpevoli di questa disastrata stagione, è sicuramente la principale. Ciò che è successo in questa stagione è inaccettabile. Non esiste da nessuna parte. Ed è totalmente inutile scusarsi, andare davanti alle telecamera a dire che non si è contenti, che si vuole vincere, che si sta lavorando per migliorare, se poi, a fine aprile, non si è fatto ancora niente e tutti brancolano nel buio alla disperata ricerca di un qualcosa che dia di nuovo animo e competenza sportiva all'ambiente all'ambiente. E non è solo una questione di mettere fretta. È una questione di sapere come funziona il calcio. E, nel calcio, c'è bisogno di fare le cose giuste e di farle con tempismo. Mettendo magari da parte interessi personali in nome di quello più grande. Che poi sarebbe il Milan eh, mica ho detto poco. Perché non serve assolutamente a nulla riconoscere i propri errori se poi non si fa nulla per sistemarli.
Non cambia nulla
E sia chiaro: l'eventuale accesso alla finale e l'eventuale vittoria della Coppa Italia NON cambierebbero di una virgola questi giudizi. Non è con una partita che si giudica la stagione, non è con un torneo secondario di quattro partite (tra cui due in gara secca in casa, una contro una squadra di Serie B) che si possono stravolgere le sentenze di una annata disastrosa. E allora lo dico già prima di qualunque risultato mercoledì: a prescindere, la società deve intervenire. In primis su sé stessa.
