De Siervo: “Commissario stadi, ci siamo. Como? Reso scintillante brand polveroso"

Luigi De Siervo, amministratore delegato di Lega Serie A, è intervenuto dal palco del “Merger e acquisition summit 2025” organizzato da Il Sole 24 Ore: “Dobbiamo mettere a fuoco che le tipologie di investimento sul calcio italiano sono molto diverse. Non abbiamo solo il fondo di investimento tradizionale, ma anche imprenditori che hanno fatto fortuna e sono tornate in Italia, famiglie tradizionali che hanno legami storici. Sono modalità diverse, in alcuni casi i club sono vanity asset per cercare di avere maggiore visibilità.
È cresciuta la professionalità degli interlocutori ed è cambiata la tipologia del management, anche perché negli ultimi 15 anni è cambiato il calcio. Oggi siamo davanti a un mondo che non è solo sportivo tout court, ma è un’azienda di intrattenimento. È cresciuta la concorrenza esterna, ma anche la complessità: oggi la difficoltà per un club è riuscire a trasmettere i propri valori. Il pubblico è sempre di più l’utente finale, per cui tutte le aziende di calcio hanno una media company interna che usano per dialogare con il proprio pubblico.
Oggi stiamo chiedendo da oltre tre anni al ministro Abodi e sembra che ci siamo, che da oggi a qualche settimana, avremo un commissario per gli stadi. Senza stadi moderni non potremo crescere, quello sarà veramente un cambio di paradigma perché cambierà il modo in cui vediamo lo sport: riprendere uno stadio costruito per ospitare l’atletica leggera 70 anni fa non è la stessa cosa. L’arrivo degli stranieri è stato molto bello e fondamentale per la sostenibilità del sistema: i ricavi delle grandi internazionali sono tre volte quelli delle italiane. Oggi siamo a tutti gli effetti una simpatica Babele, il confronto è più complesso anche a livello culturale ma c’è sempre un beneficio.
Voglio ringraziare anche la proprietà del Como, che in una piazza molto piccola ha saputo sviluppare una piattaforma commerciale legata anche a una realtà turistica come il lago, trasformando un brand polveroso in un brand scintillante in cui anche le star internazionali fanno a gara per essere allo stadio”.
Anche il Como sta lavorando per lo stadio.
“Cambiando lo stadio si cambiano gli incassi del giorno-partita, cambiano esponenzialmente le capacità di ricavo ma anche la possibilità per il tifoso di affezionarsi. Dobbiamo migliorare la dinamica relazionale: gli stadi che oggi offrono un’esperienza moderna sono due, al massimo tre. Nel resto degli altri si combatte e poi si torna a casa”.
Per lei è possibile che vengano rispolverate idee di partnership con i fondi per la Serie A?
"Abbiamo partecipato a un processo, siamo stati i primi in Europa, per l'accordo con CVC. Non si è concluso perché non c'era intesa in assemblea a livello politico, col senno di poi possiamo dire che gli accordi di Spagna e Francia sono stati simili, ma il risultato è luci e ombre. In Italia io non credo che il modello possa tornare d'attualità, credo che esisteva ed esiste uno spazio di ragionamento possibile legato al mondo estero. Negli ultimi cinque anni i ricavi della Champions League stanno crescendo a livello esponenziale: questo successo, merito della UEFA, porta però a bloccare lo sviluppo degli altri campionati. Se le nostre squadre migliori competono lì, dall'altro lato noi perdiamo di visibilità. Tutto questo in un campionato inflazionato dal numero di partite, che sono più che raddoppiate nel corso degli anni, con l'arrivo del mondiale per club che satura ulteriormente: lo scenario futuro è complesso, e su questa dinamica - pur senza interessamenti diretti negli ultimi mesi - è un ambito di analisi che dovremo tenere presente".
