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Barella: "Mai dato peso al costo del mio cartellino, ma per molti calciatori è un problema"

Barella: "Mai dato peso al costo del mio cartellino, ma per molti calciatori è un problema"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 15:53Serie A
di Alessio Del Lungo

"Io sono arrivato dal Cagliari con una valutazione importante, ero il più pagato della storia dell'Inter prima dell'arrivo di Lukaku. Si erano create aspettative, ma io ho scelto quel progetto perché era la squadra migliore, ero sereno, ero solo felice". Parla così Nicolò Barella, centrocampista dell'Inter, al canale YouTube di Matteo Caccia.

Il centrocampista ha approfondito un tema molto importante, ovvero quanto influenzi un calciatore la sua valutazione sul mercato: "Stavo lasciando casa, amici e parenti, ma ero felice di fare uno step ulteriore. Non ho mai dato peso a questa cosa, ma per molti può essere un problema. Io a 27 anni mi sono realizzato nella vita, ma spero di vincere ancora. Non mi cambia niente quanto valgo, io gioco bene o male a prescindere dal cartellino. Ho conosciuto compagni e giocatori che sentono il peso del cartellino perché dà una scusa alla gente di criticarti di più. Si dice 'stai rubando i soldi', 'sei costato più di una casa'...".

Quali dettagli non capiscono i tifosi del vostro lavoro?
"Sono tante le cose che il tifoso non può sapere. Non è che uno entra in campo per fare male, non è così. Magari hai avuto un problema in settimana, di natura fisica, ma anche altro. Il fatto è che il tifoso dice che devi fare bene o vincere una partita perché vali 100 milioni, ma allora fai tennis: il calcio è uno sport di squadra. Il tifoso vuole vincere, anche noi, però ci sono situazioni che non puoi controllare. La critica ci sta, ci mancherebbe, però non accetto il fatto che vengano messe in mezzo famiglia e vita privata perché non sai che cosa una persona sta vivendo. È una cosa che mi dà fastidio, soprattutto se la vedo sui social perché rimane lì, non come al bar. Noi siamo umani, è diverso se la critica arriva all'uomo e non al giocatore".

Clicca qui per leggere tutta l'intervista a Nicolò Barella

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