Altro che l'Italia: Gomez squalificato dopo aver vinto il Mondiale. Che figuraccia
Giustizia a orologeria, ma l'orologio s'è rotto. Oggi, dalla Spagna con le prime anticipazioni di Relevo, è arrivata la notizia meno attesa da Alejandro Gomez: il Papu è stato squalificato per due anni dalle autorità antidoping spagnole, il 20 ottobre 2023. Gli eventi, però, risalgono a poco meno di un anno fa: la positività è stata infatti riscontrata a ottobre 2022. Secondo la sua versione, il calciatore argentino avrebbe assunto uno sciroppo destinato al figlio, per superare una notte meno tranquilla del solito. Un successivo controllo antidoping, a margine di un allenamento con il Siviglia, la sua squadra dell'epoca, ha riscontrato la positività. E poi il nulla. L'attesa, lunghissima, per un provvedimento che sembrava finito nel dimenticatoio. Peccato che, nel frattempo, Gomez abbia giocato. E pure vinto qualcosa di importante.
Europa League e Mondiale da dopato? Il termine è forte, ai confini del fuori luogo: per quanto emerso finora, si tratta al massimo di una leggerezza. Gomez non sarà né il primo né l'ultimo a cadervi: nel 2023, con tutti i controlli che esistono, sono quasi nulli i casi di calciatori di altissimo livello che assumano sostanze proibite per migliorare le proprie prestazioni. Non che la leggerezza, intendiamoci, sia da prendere sottogamba, ma c'è comunque differenza. Il problema, nel caso specifico, è il tempo trascorso tra l'accertamento della violazione e la sanzione. A differenza di quanto accaduto, per esempio, nel caso Pogba, Gomez non è stato fermato subito. Anzi: ha continuato a giocare, sia col Siviglia che con l'Argentina. Con gli andalusi, ha vinto l'Europa League; con la nazionale, il Mondiale disputato in Qatar. E adesso? Si arriva al paradosso: i rojiblancos e la Seleccion hanno giocato, e vinto, schierando un calciatore che aveva violato - almeno secondo quanto accertato finora: Gomez, ça va sans dire, ha il diritto di proporre tutti i ricorsi che vorrà - una delle più basilari regole dello sport. Qualcuno potrebbe anche dolersi di tutto ciò. Anche perché le autorità competenti, è evidente, lo sapevano; nessuno, a partire dalla FIFA, poteva però intervenire.
Altro che la giustizia sportiva italiana. Il caso è continuato anche dopo il mondiale. Dopo i trofei di cui sopra, Gomez ha vissuto un'estate fatta di incertezze, con una spada di Damocle sulla testa. Ha risolto l'oneroso contratto col Siviglia e poi ha registrato diversi interessamenti, molti dei quali fermatisi però proprio davanti alla possibilità che, presto o tardi, questa squalifica arrivasse. Alla fine, ci ha pensato il Monza di Galliani, perfettamente a conoscenza di questa vicenda e che ha deciso di tesserarlo nonostante tutto: anche per questo, nella giornata di oggi, il club brianzolo ha incassato la notizia con prevedibile fastidio, ma non certo con assoluta sorpresa. Questo status da gatto di Schrödinger si è concluso solo pochi minuti fa: le autorità spagnole hanno notificato la squalifica alla FIFA e quindi a quelle italiane. In assenza di questa informazione ufficiale, teoricamente Gomez avrebbe anche potuto giocare contro la Roma: vi lasciamo immaginare le polemiche. Sono frequenti, queste ultime, quando si discute della giustizia sportiva italiana: a seconda del campanile, troppo lenta o troppo frettolosa nelle sue decisioni. Lasciatecelo dire: mai così arruffona.