Alberto Aquilani, ceduto per necessità (e perché diverso da Totti e De Rossi). Principino di Roma

Di Principe probabilmente ce n'è uno solo, ed è Giuseppe Giannini. Come ottavo Re di Roma, Totti. Capitan futuro, per tutta la sua carriera, De Rossi. E poi c'è Alberto Aquilani, il principino, probabilmente per la somiglianza, non solo fisionomica, all'ex numero dieci. Capace di giocare in tutti i ruoli del centrocampo, uscito dalla Primavera del padre di De Rossi - che ha cresciuto molti talenti nel corso degli anni - si è imposto come terzo nella triade dei calciatori romani e romanisti in quegli anni. Il primo, ovviamente, Totti. Il secondo De Rossi. Tutti quanti nati e cresciuti a pane e Roma. Aquilani, diversamente dagli altri due, ha fatto un anno in prestito alla Triestina, appena maggiorenne, riuscendo a racimolare 41 presenze e 4 gol.
Trova abbastanza spazio nell'anno dei quattro allenatori: Prandelli, Voller, Delneri e Bruno Conti, che gli danno parecchio spazio. Dopo due stagioni è titolare in pianta stabile, ma ha anche qualche problema fisico che lo affligge. Sembra però che anche Aquilani possa rimanere a vita in giallorosso, almeno fino all'estate del 2009, quando c'è la decisione di "sacrificarlo" sull'altare del bilancio, anche per fare un po' di mercato. I capitolini arrivano sempre secondi in quegli anni, in particolare con Spalletti.
Da lì in poi inizia un lungo peregrinare. Un anno al Liverpool, acquistato per 20 milioni più bonus, poi due prestiti, uno alla Juventus e l'altro al Milan, senza brillare, anche se in bianconero viene bloccato dall'acquisto di Pirlo per l'anno successivo. Poi va alla Fiorentina, dove rimane tre anni - fino al 2015 - salvo poi provare l'estero con Sporting Lisbona e Las Palmas, oltre a un'ultima stagione italiana al Sassuolo. Poi studia da allenatore, ancora in viola: 3 Coppe Italia e 2 Supercoppa Italiana finiscono nella sua bacheca. Oggi Alberto Aquilani compie 39 anni.
