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Messi via dal Barcellona: è davvero possibile. I retroscena. Ecco le tre squadre che ci provano: su cosa sperano, e cosa devono temere

Messi via dal Barcellona: è davvero possibile. I retroscena. Ecco le tre squadre che ci provano: su cosa sperano, e cosa devono temereTUTTO mercato WEB
mercoledì 19 agosto 2020, 08:40Editoriale
di Tancredi Palmeri

Solo venerdì scorso sembrava fantacalcio. O fantagenzia immobiliare, con i due appartamenti vicini alla sede dell’Inter intestati prima a Jorge Messi e poi al figlio Leo.
Ma i sussurri sono diventati grida, e di dolore dopo il 2-8 che cambia la storia del Futbol Club Barcelona. Il malestare di Messi si è trasformato da atteggiamento ad intenzione, e adesso bisogna vedere quando e con che margini si tramuterà in azione.
Ma da venerdì scorso a oggi è cambiata la vita.
Allora, c’era lo 0% di possibilità che Messi lasciasse: era arrabbiato su tutto, guida tecnica e politica del club, ma non ammetteva tra le possibilità previste quelle di considerare un’altra squadra.
Da sabato notte, tutto è cambiato. Si entra in nuovo mondo quando esiste l’1% di possibilità. Estremamente improbabile, quasi impossibile, ma comunque un’opzione. Qualcosa che esiste e prima non c’era.
Ma fosse solo quello. L’escalation da sabato notte è stata tremenda. Riunioni carbonare a casa della vecchia guardia del Barcellona, riunione del clan Messi, comunicazioni informali con i compagni di squadra e con ex compagni già andati via da Barcellona, e colloqui informali persino con alcuni membri della dirigenza.
La situazione è molto semplice: Messi ha fatto presente che extrema ratio, se non dovessero compiersi le condizioni che vuole per il club - ovvero le elezioni anticipate - potrebbe anche considerare di andarsene nel 2021 in scadenza senza rinnovare, o addirittura adesso.
Ma il carico è arrivato dopo: quella che era quasi una mossa per provocare una reazione, anziché suscitare una rassicurazione se non un avvicinamento, è stata ricevuta con freddezza, semplicemente notificando l’impossibilità della richiesta.
Ed è la risposta che ha ingrossato le percentuali di uscita di Messi: credeva di essere ascoltato con conseguenze, di avere un immediato effetto sui destini del club. E invece è stata posta una distanza tra la sua figura e la capacità di orientare le scelte societarie.
In 4 giorni le percentuali di uscita di Messi dal Barcellona sono aumentate da 0 a addirittura il 30%: ogni mezza giornata è successo qualcosa, colloqui interni che hanno rafforzato la sua determinazione a forzare la mano, in parallelo alla convinzione che prima o poi saranno costretti ad ascoltarlo.
Perché l’intenzione iniziale era quella di agitare lo spauracchio della sua partenza, essendo sicuro che avrebbe ottenuto quanto cercava. Nella giornata di lunedì è poi arrivato l’addio volontario di Abidal che era entrato in rotta di collisione proprio con i senatori, per non parlare delle parole al miele di Bartomeu che ha inserito Messi tra i pochi incedibili (tra cui invece non c’è nessuno del gruppo storico, ovvero proprio quelli più vicini a Messi). Tutto però forse troppo tardi, o semplicemente non pertinente: perché si pensa ai giocatori, all’allenatore, ma non al presidente e a chi ha orientato quelle politiche.
E’ per questo che Messi non scarta la possibilità di andarsene: perché non vede il senso di rimanere con questa dirigenza, se le elezioni non fossero anticipate.

Fosse anche per dare un segnale violento magari non irreversibile, andando via per un anno e siglando un nuovo contratto con una corsia preferenziale per tornare a Barcellona un anno dopo al cambio di presidenza.
Sentirsi dare dell’incedibile, ma non vedere minimamente prese in considerazione le sue richieste ha ulteriormente esacerbato gli animi, come chi in una relazione si sente dare per scontato e non più valorizzato. Riunioni con Suarez, Piqué e Jordi Alba, prese di posizione che dovranno avere delle conseguenze.
Messi guadagna 40 milioni all’anno netti, se dovesse uscire dovrà aumentare almeno fino a 50 milioni.
I club che possono permettersi stipendi simili sono forse 5 o 6, ma solo 3 avrebbero l’intenzione di provare l’operazione del secolo: Inter, Manchester City e PSG.
Cominciamo dal PSG: Neymar è tra quelli che sta raccogliendo le confidenze del suo amico di vecchia data Leo, sarebbe un gancio ottimo, ma soprattutto il PSG scavalcherebbe addirittura i grandi del mondo, proprio nell’anno in cui finalmente raggiunge la finale di Champions. C’è un ostacolo non da poco tuttavia: con i 30 milioni che vengono liquidati a Neymar, sarebbe quasi impossibile aggiungerne 50 per Messi. E’ vero che si è di colpo risparmiato la decina per Cavani, ma è ovvio che si andrebbe a sfondare il financial fair play proprio nell’anno in cui il City se l’è scampata ma in cui è meglio non andare al muro contro muro con l’Uefa.
Poi c’è il Manchester City, e non c’è bisogno di spiegare l’effetto concatenato tra Guardiola in panchina e il duo Soriano-Begiristain dietro la scrivania. In verità uno dei motivi che aveva spinto in illo tempore Guardiola a lasciare il Barça era stato il non essere più l’autorità massima del gruppo tecnico. Ma adesso la situazione sarebbe differente, anche perché dopo l’ennesima delusione europea figuriamoci se Pep possa permettersi di storcere il naso. È vero che il City ancora più del PSG non può permettersi di andare spregiudicatamente all’attacco di ogni regola finanziaria, ma è altrettanto vero che la loro attitudine è sempre stata differente e molto meno politicamente conciliante.
E anche se Manchester non è così accattivante, nessuno però ha il progetto così confacente a Messi come loro. E in più, praticamente ogni anno la proprietà ha fatto un check sulle possibilità di un’operazione simile.
E poi c’è l’Inter.
La più ‘cattiva’ nella volontà di tentare l’attacco.
E non si tratta solo di un sogno o un’ambizione futuribile.
L’Inter è quella teoricamente con più spazio nel bilancio, ma quello che ancora più conta è che la proprietà ha questa intenzione sin dal momento in cui è entrata nel calcio.
Stupire, e farlo senza fronzoli. È ai più alti livelli che si ragiona dell’affare, che si valuta se 150 milioni siano sufficienti, se si debba aspettare il contratto in scadenza o non si debba perdere tempo.
Ma questo è l’ordine di grandezza che si sta analizzando: non un sogno, non fantacalcio, ma l’operazione che lancerebbe l’Inter (e la Cina) agli occhi del mondo.

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