Giocate, controversie, potenziale. Il talento di Moise Kean può portarlo alla 9 della Nazionale? (Magari con Scamacca)
I tornei giovanili servono a far crescere i ragazzi, se li si vince ancora meglio. Ma dubitate sempre di quei dirigenti federali o di club che sono sempre lì pronti a elencarti i successi, o presunti tali, nel loro curriculum. Frequentando da anni quelle competizioni, ricordo con piacere quella del 2018. Si giocava in una sperduta landa della Finlandia, un posto dove per dormire toccava chiudere le imposte perché la luce non andava mai via: lì abbiamo per la prima volta visto dal vivo un attaccante della Norvegia, tesserato per il Molde, che chiuse il torneo con un solo gol all’attivo, segnato peraltro contro l’Italia. Quel biondino era assediato da una serie di scout e agenti e avrebbe a breve firmato per il Salisburgo, per poi segnare otto gol nel successivo mondiale under 20 e scatenare le fantasie di tanti dirigenti, che erano pronti a prenderlo, anche se ormai era tardi. Del biondino, sapete il seguito della storia, e l’altra sera era al secondo posto della classifica del Pallone d’Oro, ma noi torniamo in Finlandia e occupiamoci di altri attaccanti.
I nostri, quelli azzurri. L’Italia è arrivata in finale di quell’Europeo under 19, perdendo con onore di fronte ai portoghesi: è vero che tra i lusitani mancavano i migliori ‘99: Rafael Leao, Joao Felix e Diogo Dalot ma la squadra aveva comunque qualità: Diogo Costa in porta, David Carmo dietro, Florentino Luis in mezzo (super torneo), davanti Trincao e Jota, quest’ultimo il miglior giocatore del torneo, autore della doppietta decisiva nella finale contro l’Italia. Una finale dove l’Italia ha trovato le firme di Kean e Scamacca. Il ragazzo della Juve aveva indirizzato anche la semifinale con la Francia, che in questi tornei ha praticamente sempre la squadra migliore. L’Italia del CT Nicolato lasciava poco spazio alla proposta, nonostante la buona generazione che avevamo: in Finlandia c’erano Tonali, Zaniolo, Bellanova, Pinamonti, tutta gente arrivata giustamente a buono o ottimo livello. Le giocate dirette verso gli attaccanti avevano prodotto la vittoria in semifinale, e lì Moise Kean aveva sollevato tanto interesse da parte di diversi scout e osservatori presenti. Cresciuto nel settore giovanile della Juventus, aveva già testato il calcio dei grandi con l'esperienza in prestito all’Hellas Verona. Pronto al salto nei bianconeri le cose erano andate probabilmente come il ragazzo non sperava: il club giocava per vincere la Champions e con campioni affermati davanti era difficile trovare minuti. La cessione in Premier, in un club ambizioso come allora era l’Everton sembrava la scelta giusta: ancora oggi in Inghilterra ha tanti estimatori, eppure all’epoca i frequenti alti e bassi suoi e del club avevano prodotto un ulteriore addio, al Paris Saint Germain. Piazza non semplice ma dove le qualità di Kean si palesano ancora di più, con la fiducia accordatagli prima da Tuchel e poi da Pochettino, che rimette a posto i cocci della prima parte di stagione e in Europa fa fuori prima il Barcellona (con titolarità e gol di Moise nella gara del Camp Nou), poi il Bayern Monaco (subentra in entrambe le partite), prima di arrendersi al Manchester City.
Stagione molto positiva che fa ancora una volta sperare che arriverà l’anno della consacrazione, tra l’altro col ritorno alla Juventus, dove Moise alla fine ritorna. La Juventus non è però quella che ha lasciato, fatica a trovare identità di gioco, cosa che condiziona anche i singoli. Kean scivola verso qualche comportamento non brillante ma il giocatore c’è, il potenziale è enorme. Ancora enorme. Oggi, lui e Scamacca, il compagno di nazionale di quel lontano europeo giovanile del 2019 sono le speranze azzurre di oggi.
Troppo poco? Dipende: oggi sono i due attaccanti giovani della nazionali che hanno maggiore respiro europeo. Hanno forza, fisicità e tecnica per diventare protagonisti. E’ appeso a loro anche il futuro dell’Italia: da qui deve uscire un 9, altrimenti sarà un futuro poco azzurro. Moise e Gianluca oggi rappresentano ancora talento, potenziale davvero importante. Tocca a loro e a chi gli sta attorno farlo brillare.
L’Italia crede ancora a Moise Kean?