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Inter-Napoli, supersfida in parità ma sono le più forti. Primo errore dal dischetto di Calha ma era un rigorino. Fenomeno Kean e la Viola è seconda. Palladino è riuscito dove Allegri ha fallito. Juric, un disastro annunciato

Inter-Napoli, supersfida in parità ma sono le più forti. Primo errore dal dischetto di Calha ma era un rigorino. Fenomeno Kean e la Viola è seconda. Palladino è riuscito dove Allegri ha fallito. Juric, un disastro annunciatoTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
lunedì 11 novembre 2024, 16:10Editoriale
di Luca Calamai

La supersfida di San Siro non produce una dichiarata favorita per il titolo. Finisce 1 a 1 e un aspetto salta chiaro agli occhi e cioè che le squadre di Simone Inzaghi e Conte sono le più forti. Sarà una lunga volata per lo scudetto aperta ad altre protagoniste. Alcune scontate, altre sorprendenti. L’Inter ha avuto sul dischetto la palla da tre punti. Ma Calha ha colpito il palo. Un episodio che in caso di realizzazione avrebbe acceso furibonde polemiche. Ammettiamolo sembrava un rigorino. Nel recupero però anche il Napoli ha avuto la palla del kappao. Bruciata da Simeone. Lo spettacolo continua.

Una sorprendente Fiorentina sale al secondo posto in classifica. L’uomo da copertina è Moise Kean autore di una tripletta. La favola di questo bomber merita una riflessione. Intanto bravo al diesse Pradè che lo ha acquistato anche a un prezzo non da regalo (tredici più cinque di bonus…) fregandosene del fatto che Moise, nella stagione appena conclusa, avesse realizzato zero reti. Ripeto zero reti. Un’intuizione geniale visti i numeri di questo inizio stagione del centravanti viola. Il secondo “bravo” va a Palladino che ha sposato questa sfida e ha messo il suo nuovo attaccante al centro del progetto. Titolare, anzi titolarissimo fin dal primo allenamento. Un gesto di fiducia di cui Moise aveva probabilmente assoluto bisogno. Nel percorso Palladino-Kean ho rivisto quello che successe anni fa con Prandelli e Vlahovic. Cesare mise in un angolo gli altri centravanti e lo fece sentire unico, insostituibile. E da quel momento è nato il fenomeno Dusan. Dietro la lavagna invece ci finisce Allegri che da allenatore della Juventus non è riuscito a valorizzare questo fenomeno. Non è riuscito a entrare nel cuore e nella testa di un ragazzo-campione ma dal carattere non semplice.

Il paragone Yildiz-Del Piero è uno dei temi piacevoli del campionato. La linguaccia del turco (alla Ale) dopo il gol nel derby alimenta ancor di più questa fantasia calcistica. Del Piero è stato un fenomeno del calcio. Yildiz è uno straordinario talento. Ne deve ancora macinare di strada. Ma il turco porta freschezza, reti, entusiasmo. La sua è stata quasi una linguaccia da scudetto in una Juve che ancora deve trovare una sua preziosa dimensione. Ma se le altre grandi daranno il tempo a Thiago Motta di completare l’idea tattica e a Giuntoli di completare la rosa allora occhio alla corsa al titolo. La Juve c’é.
Dopo la sconfitta con il Bologna è arrivato puntuale l’esonero di Juric. In questo caso si può parlare di fallimento annunciato. I Friedkin sono i primi responsabili di questo caos giallorosso. E’ stato sbagliato fare un contratto triennale a De Rossi che non piaceva. Ed è stato folle sostituirlo con un tecnico che non aveva nessun elemento giusto per funzionare sulla panchina della Roma. Ora la proprietà deve voltare pagina. Vediamo quale sarà la nuova geniale invenzione. Ricordando che stupire non è sempre la soluzione migliore.

Chiudo con un’amara riflessione sul Toro. Società e colori ai quali sono molto affezionato. Quando è arrivato Cairo alla guida del club granata ho sperato in un ritorno al passato. Cairo è un manager che non ha dimostrato di essere vincente in tanti settori dell’imprenditoria italiana. Non mi sono preoccupato per l’inizio di percorso anonimo. Un periodo di apprendistato era direi inevitabile. Ma ora i dubbi stanno prendendo il sopravvento. Cairo è un uomo orgoglioso. Accettare l’idea di un mezzo fallimento è sicuramente sgradevole. Ma visto l’amore familiare che lo lega al Toro non è più possibile vivere in questo limbo. Con gran parte del popolo granata in stato perenne di guerra. Presidente ormai è arrivato a un bivio: o decide per un rilancio vero, coraggioso anche rischioso da un punto di vista economico oppure meglio passare la mano.

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