Fabian Carini: "Lo scambio con Cannavaro? Lo scoprii solo arrivato a Milano"
Il suo nome è legato al calcio italiano per il famoso scambio del 2004 tra Inter-Juventus che lo ha portato in nerazzurro con Fabio Cannavaro a fare il percorso inverso. Parliamo di Fabian Carini, ex promessa del calcio sudamericano che ha difeso per una decade i pali della nazionale uruguayana. E che in Italia ha speso cinque stagioni all'ombra di campioni come Gianluigi Buffon e Francesco Toldo. Oggi ha 42 anni, è tornato da tempo in Uruguay e racconta la sua esperienza passata e il suo presente, ai microfoni di Tuttomercatoweb:
Fabian Carini, di cosa ti occupi oggi?
"Mi sono ritirato nel 2017 a 37 anni e ho iniziato a lavorare per tre anni alla FOX come opinionista. Oggi sono dedito alla mia famiglia, a mia moglie e ai miei figli: Alessandro, di 6 anni e Luca, di 4".
Hai nostalgia del calcio?
"Del calcio mi manca lo spogliatoio, lo stare con i miei compagni di squadra, gli allenamenti. Devo dire che mi sono divertito molto, è stata una passione per me ma adesso mi godo altro, ad esempio posso dedicare tempo alla mia famiglia e a me stesso".
Veniamo alla tua esperienza in Italia. Che cosa ti ha lasciato questa esperienza?
"L'esperienza in Italia è stata buona. Mi sarebbe piaciuto giocare di più, ma ero alla Juventus e davanti a me c'erano grandi portieri come Edwin van der Sar e successivamente Gianluigi Buffon. Ho avuto poco spazio, giocando giusto in Coppa Italia e qualche partita di Champions. Lo stesso con l'Inter dove c'erano portieri come Francesco Toldo e Julio Cesar. Se sei in queste squadre con giocatori di questo livello non è facile trovare spazio, a maggior ragione se sei un portiere".
Come mai avevi scelto la Juventus nonostante il rischio di giocare poco?
"Ero al Danubio e in nazionale uruguayana. Quando arrivò la possibilità di venire in Europa e in una squadra importante come la Juventus non ci ho pensato due volte. Era un'opportunità unica anche se sapevo che sarebbe stata difficile trovare spazio, soprattutto essendo un portiere. Ho conosciuto compagni di squadra e persone eccezionali".
C'erano altri club italiani su di te?
"Potevo andare alla Roma e c'era anche la Lazio. Ma la Juventus in quel momento aveva giocatori come Paolo Montero, Daniel Fonseca, Fabian O'Neill, Marcelo Zalayeta: tutti uruguayani come me. E poi la Juventus è una squadra è una squadra molto importante in Italia e nel mondo".
A proposito di Buffon, a 43 anni è ancora in attività
"Buffon è un fuoriclasse. Ho avuto la possibilità di vivere un anno con lui e posso dire che è uno dei migliori portieri della storia del calcio, senza dubbio. Ho imparato molto da lui, ho cercato di imitarlo studiando i suoi movimenti, la sua tecnica".
Il tuo nome è legato indissolubilmente a Fabio Cannavaro e a quel famoso scambio alla pari nel 2004. Ci racconti come andarono le cose? E soprattutto: ti dà fastidio essere considerato come "l'altro" della trattativa?
"Ero allo Standard Liegi in prestito dalla Juventus e giocavo sempre. Mi chiamò il mio agente dicendomi della possibilità di tornare in Italia con l'Inter interessata. Mi chiese cosa ne pensassi e per me poteva essere una bella esperienza. Ho saputo dello scambio alla pari solo quando sono arrivato a Milano ma non era un problema che mi sono posto e tutt'ora essere associato a quella trattativa non mi disturba. Ho avuto la fortuna di affrontare Cannavaro anche con l'Uruguay, è un campione e una persona eccellente. Per me l'unica cosa importante era tornare in Italia cercando di trovare spazio".
Dall'Inter al Cagliari, dove eri partito titolare. Poi cosa è successo?
"Non avendo trovato spazio all'Inter avevo bisogno di giocare altrove, anche in ottica Nazionale. Ho trovato un club meraviglioso che mi ha trattato molto bene. Dopo le prime partite da titolare mi sono infortunato, ho avuto la pubalgia e ho pagato qualche errore in campo. Fa parte del calcio, ma alla fine la squadra si è salvata e va bene così".
Vieni dall'Uruguay, un paese di 3,4 milioni di abitanti. Una popolazione di poco inferiore a quella della Toscana. Eppure riuscite sempre ad essere una delle nazionali più forti al mondo. Come si spiega questo?
"L'Uruguay è un paese che vive per il calcio, le persone ce l'hanno nel sangue. Se lanci una pietra trovano i modo di giocarci come se fosse un pallone. Credo che lo spirito di sacrificio, il voler sempre di più, il non mollare mai sia una caratteristica dell'uruguayano. Sono tutte qualità molto apprezzate e per questo gli uruguayani giocano nei migliori campionati d'Europa".
C'è un giocatore uruguayano che consigli al calcio italiano? Magari un portiere
"Ci sono molti buoni giocatori e buoni portieri che stanno facendosi notare nell'Under 20, qualcuno pure sta iniziando a giocare nel massimo campionato. È difficile fare nomi perché è da vedere se oltre al talento hanno la mentalità per giocare in Europa".
Come sta affrontando questa pandemia l'Uruguay?
"Stiamo attraversando una pandemia mondiale ma l'Uurguay ha preso misure importanti che stanno portando a buoni risultati. Speriamo che arrivi il vaccino in modo da immunizzare la maggioranza delle persone".