Limongiello, italiano a Hong Kong: "Qui hanno saputo affrontare il Coronavirus"
Giovanni Limongiello vive a Hong Kong, lavora nel mondo del calcio e allena in una Accademy. Ai microfoni di Tuttomercatoweb ci spiega cosa sta succedendo a quelle latitudini: "Tutte le persone contagiate sono sulla via del ripristino. Si sta pian piano tornando alla vita. Certo, un mese fa lo scenario era diverso: qualche locale chiuso, poca gente per strada. Ora ci stiamo avvicinando alla normalità. Grazie soprattutto a come questo popolo ha affrontato il problema. Mi ha davvero stupito".
Che misure sono state adottate?
"C'è da dire che a seguito della SARS che ha colpito la Cina nel 2003, il Paese si è fatto trovare preparato a un'epidemia di queste dimensioni. Per l'Italia invece questa è una situazione nuova, magari sottovalutata. L'unica cosa da fare è restare chiusi in casa, anche fosse un mese. Per quello che riguarda Hong Kong non c'è mai stato un obbligo del Governo a non uscire, ma appunto, qui la gente sa cosa deve fare. Le mascherine, quelle si utilizzano in ogni caso per via dell'inquinamento. E poi ci sono le pubblicità, le TV sempre a educare le persone sulle prassi da seguire: evitare luoghi affollati, cambiarsi appena possibile se si è stati in luoghi pubblici. Le persone hanno recepito perfettamente: quindi resta a casa ed esce solo per l'indispensabile, come la spesa. È stato affrontato tutto con tranquillità. Macao, che è vicino a Hong Kong, ad esempio non ha più contagiati".
Quanto ha inciso il Coronavirus sull'economia?
"Inevitabilmente tanto. C'è da dire che a Hong Kong negli scorsi mesi ci sono state manifestazioni, grandi proteste, sempre più violente da parte del popolo. Questioni politiche riguardanti il rapporto con la Cina, leggi cambiate prima della scadenza degli accordi. Tra queste e il virus è stato davvero un disastro. A pagarne maggiormente le spese gli stranieri, che qui avevano delle aziende. La mia società, la APSS che è la più grande Accademy di Hong Kong, ne ha risentito perché lavoriamo con le scuole, ed esse sono chiuse. Quindi niente introiti e ci siamo anche dovuti fermare per il mese di febbraio. Abbiamo sfruttato questa pausa per confrontarci sia in ufficio che sul campo".
Come stanno le cose adesso?
"Ieri ci siamo allenati. Non c'erano tantissimi ragazzi ma chi c'era si è potuto allenare tranquillamente. Noi abbiamo preso tutte le misure del caso: per cui controllo della temperatura, con un addetto alla sanità che monitora per tutto il tempo i bambini. Noi stessi teniamo le distanze per quel che si può: niente fischietto, evitare di stringerci la mano o battere il cinque. Siamo contenti di come procedono le cose, soprattutto sotto il punto di vista sociale".
È rimasto qualcosa chiuso a Hong Kong?
"Solamente le scuole. Tutte, comprese le università. A Hong Kong peraltro ogni scuola ha le proprie sezioni calcio. Si può iscriversi anche a società private, come la nostra. Quindi oggi i bambini che non possono giocare con la scuola possono farlo qui. Per il resto erano chiusi anche gli uffici che ora hanno riaperto. I ristoranti invece erano prevalentemente sempre aperti".
Qual è la situazione nel calcio?
"I campionati scolastici sono chiusi. Il campionato nazionale dovrebbe ripartire il 4 aprile. Attualmente è sospeso, anche se hanno recentemente giocato una partita di campionato, il big match del torneo, se pur a porte chiuse. Tutte le altre partite sono state rinviate".