Donna processata per aggressione a Wissa: "Sentivo le voci". Chiesti 18 anni di carcere
È cominciato martedì, presso il Tribunale d'Affari di Morbihan a Vannes (Francia), il processo di quattro giorni che vede coinvolto Yoane Wissa, attaccante del Brentford grande rivelazioni di questa Premier League che nella notte tra il 1° e il 2 luglio 2021 fu aggredito da una donna che cercò anche di rapire la figlia appena nata. Il procuratore generale ha chiesto oggi 18 anni di carcere per l'imputata, che aveva spruzzato dell'acido cloridrico in faccia al giocatore. Wissa era comunque riuscito a intervenire ed evitare il rapimento, ma ha dovuto essere ricoverato d'urgenza, rischiando di riportare seri problemi alla vista.
Il giocatore ha raccontato l'attacco subito nel cuore della notte, mentre era in bagno. "Apro la porta e mi arriva il liquido in faccia. Sono al buio. C'è solo la luce del bagno accesa. Urlo, poi la vedo e dico 'È lei, è lei'. Passo il telefono a mia moglie che chiama i vigili del fuoco. Sto soffocando, non vedo più niente". Wissa ha anche spiegato di aver riacquistato completamente la vista tre mesi dopo: l'aggressione aveva ritardato il suo trasferimento e il suo adattamento in Inghilterra (quell'estate lasciò il Lorient per il Brentford).
A sua difesa, l'imputata ha affermato di aver sentito delle voci che le dicevano di commettere questi reati. La donna, identificata come Laetitia P., il giorno dopo tentò di dare fuoco a un'altra donna sostenendo di sentire "voci interiori" e tentò di rapire la figlia. "Non venite a dirmi che sono state le voci. L'alterazione non è evidente. Non c'è una patologia psichiatrica, ma un disturbo della personalità. Lei non ha mai perso il contatto con la realtà", sostiene l'accusa.