Dario Hubner e le sigarette: "Fumavo in pubblico, altri lo facevano di nascosto"
"Montavo finestre d’alluminio. Dalle mie parti, a Trieste, c’è la bora e gli infissi di legno non tenevano il vento.
Mi veniva a cercare chi costruiva casa o la ristrutturava. Un buon lavoro che mi sono trovato a 16 anni, perché non mi piaceva andare a scuola.
A vent’anni giocavo in Prima Categoria e non pensavo minimamente di arrivare al grande calcio.
A quell’età, se sei bravo, di solito hai già alle spalle sette o otto stagioni nei settore giovanili delle squadre importanti. Ai miei tempi tanti si ritiravano a trent’anni, quando io ho esordito in Serie A.
Ho capito di poter vivere col pallone arrivando a 25 anni in B, a Cesena.
Prima pensavo che da un momento all’altro avrei potuto smettere, se una stagione fosse andata male. Guadagnavo discretamente, ma non chissà quanti milioni, mica potevo vivere di rendita.
Se fosse finita, sarei tornato al mio vecchio lavoro.
l grappino lo bevevo ogni tanto a cena, al posto dell’amaro che ordinavano gli altri. Le sigarette mi rilassavano, me ne fumavo sempre una prima della partita.
E poi mi facevo un paio di tiri nell’intervallo tra primo e secondo tempo.
L’allenatore parlava per i suoi cinque minuti, ci diceva cosa andava bene e cosa cambiare, poi ognuno di noi si dedicava al suo rituale: chi si concentrava da solo, chi faceva il massaggio o prendeva i sali minerali.
Io andavo in bagno per due boccate.
Parlano ancora di me perché non nascondevo niente, fumavo davanti ai giornalisti o accanto al pullman della squadra.
Gli altri non si facevano vedere ma mi sembrava ridicolo mettersi dietro l’albero per accendere una sigaretta.
A trent’anni non è normale".
DARIO HUBNER
Cresciuto nella Muggesana e nella Pieviggina, tra il 1988 e il 1992 Hubner ha militato in Serie C2 e C1 con le maglie del Pergocrema e del Fano.
Nel 1992 viene acquistato dal Cesena: con i bianconeri milita cinque stagioni in Serie B fino a passare nel 1997 al Brescia.
Nonostante le 16 reti messe a segno alla sua prima stagione tra le “Rondinelle”, la squadra retrocede in Serie B. La stagione seguente, con 21 gol, contribuisce al ritorno in A del Brescia.
Nella stagione 2000/2001 fa coppia con Baggio. A fine stagione segna 17 reti che portano il Brescia a qualificarsi in Coppa Intertoto.
Tra il 2001 e il 2011 indossa le maglie di Piacenza, Ancona, Perugia, Mantova, Chiari, Rodengo Saiano, Orsa Corte Franca, Castel Mella e Cavenago.
Appesi gli scarpini al chiodo intraprende la carriera da allenatore. Nel 2013-2014 ha guidato il Royale Fiore, nel 2014 l’Atletico Montichiari in Serie D.
E’ stato uno di quei giocatori capaci di vincere il premio di capocannoniere in Serie A, B e C.