Caso D'Onofrio: non solo AIA e Procura federale, raggirati anche i pm con documenti falsi
La vicenda di Rosario d'Onofrio assume contorni sempre più incredibili. Venerdì prossimo è fissata la nuova udienza davanti al Tribunale Federale, davanti al quale l'ormai ex presidente degli arbitri, Alfredo Trentalange (in foto), punterà a dimostrare che non poteva sapere delle malefatte dell'ex capo della procura arbitrale. Arrestato, ricordiamo, con l'accusa di traffico internazionale di droga: una pagina complicata per l'AIA, considerato che D'Onofrio era rimasto al suo posto anche in un periodo in cui era già agli arresti domiciliari. Secondo la tesi di Trentalange, riusciva però a tenere all'oscuro i vertici dell'associazione arbitrale, muovendosi con dei permessi.
Raggirava anche i pm? Ulteriori dettagli arrivano oggi da Tuttosport. Secondo il quotidiano, infatti, i documenti presentati per ottenere quei permessi sarebbero falsi. Oltre a raggirare l'AIA e la Procura Federale - il cui capo Chiné ebbe contatti, da remoto, con D'Onofrio nel periodo incriminato - avrebbe raggirato anche la Procura della Repubblica di Milano. Un elemento che aiuterebbe Trentalange: a non sapere erano in molti.