3 settembre 1989, muore Gaetano Scirea in una Fiat 125. Bruciato vivo da alcune taniche di benzina
Corretto, sportivo e gentiluomo. Insomma, non proprio quello che si poteva aspettarsi da un libero - forse il migliore - degli anni ottanta, quando i difensori venivano tutelati e gli attaccanti molto meno. Gaetano Scirea è stato il simbolo della Juventus per 14 anni, dal 1974 al 1988, diventando poi l'allenatore in seconda al suo ritiro. Un ruolo che gli è costato la vita, un anno dopo, in un incidente stradale che collega Lodz alla arteria che passa tra Varsavia e Cracovia. Morto bruciato tra le lamiere di una Fiat 125 carica di taniche di benzina, dopo l'impatto con un furgoncino e l'esplosione con annessa scivolata in fiamme. Clinicamente morto nella sala del pronto soccorso dell'ospedale di Rawa Mazowiecka, insieme a chi era in auto con lui. Il lutto coinvolgeva anche la Polonia, perché Zibì Boniek era un simbolo in Polonia e lui era il suo capitano alla Juventus.
Scirea era ospite del Gornik Zarbrze, la squadra dei minatori della Slesia. La politica si intreccia con lo sport, perché era la stessa squadra che aveva fatto eleggere in Parlamento, qualche mese prima, Adam Michnik, di Solidarnosc, il partito politico che, di fatto, cercava di interrompere l'estabilishment comunista, retaggio della seconda guerra Mondiale. Di lì a due mesi, il 9 novembre del 1989, il Muro di Berlino veniva buttato giù, interrompendo quella cortina di ferro che divideva in due l'Europa. Scirea, vice di Zoff, era arrivato in Polonia per osservare proprio il Gornik, impegnato in una sfida contro il Lodz.
Scirea era partito appena dopo mezzogiorno per prendere il volo di rientro, domenica. Una manovra azzardata del guidatore per sorpassare due Tir, il cambio di corsia e l'impatto con un furgoncino. Le taniche di benzina, caricate per la paura di rimanere a secco, prendono fuoco. E nell'impatto muoiono l'interprete che era con lui e l'autista, mentre il dirigente polacco rimane ferito. Un altro mondo, calcistico e politico, quello di trentaquattro anni fa. "Non pensavamo fosse ubriaco", le parole riportate dagli inviati dei tempi.