Anniversario della scomparsa di Gaetano Scirea: il ricordo di Marino Bartoletti
Sono passati 35 anni dalla morte di Gaetano Scirea. Vorrei - avrei voluto - scrivere qualcosa di “nuovo” su di lui, sul suo valore sportivo ed umano, sul suo esempio prezioso e irripetibile, sulla nostra amicizia. Poi sono andato a recuperare il Guerin Sportivo che dovetti confezionare assieme a miei ragazzi quella maledetta notte. Ho riletto il mio editoriale. Mi sono accorto che non avrei potuto fare di più, né scegliere parole diverse (anche nell’imperfezione emotiva di quei momenti). E così lo ripropongo: ai pochi che forse lo ricordano, ai tantissimi che ovviamente non l’hanno mai letto, soprattutto ai più giovani che potrebbero non aver capito di che UOMO stiamo parlando
CAPITANO E GENTILUOMO
Domenica sera. Il campionato, Palermo, Maradona, il Napoli, il Brasile. Poi, all’improvviso, la voglia di mandare tutto al diavolo. L’obbligo di fabbricare comunque il giornale. La nausea per la retorica, il groppo alla gola che fa a pugni col dovere. La testa trasformata in un alveare di ricordi, di immagini di “foto” di una vita consumata negli stessi aerei, negli stessi spogliatoi, negli stessi campi d’allenamento, nelle stesse sale stampa, sovente negli stessi alberghi.
Domenica sera. Nel caos di una scrivania che al momento della “chiusura” non ha né ordine, né forma gli occhi sono solo per quel dispaccio d’agenzia: per quella notizia, per quel racconto di una morte che ti annichilisce. “…Gaetano Scirea, ex capitano della Juventus e della Nazionale, è deceduto sull’autostrada Varsavia-Katowice…”! Il pensiero corre a Mariella, ignara, allegra come sempre in compagnia di Anna Zoff, nell’attesa dei loro due “orsi”, pronti a riunirsi per cena dopo essersi separati per la bellezza di un paio di giorni. Uno sta per tornare da Verona, l’altro dalla Polonia. “Se l’aereo è puntuale arriverà prima Gay…”. Anna tace. Forse ha già saputo. Mariella ancora no….
Domenica sera. Il giornale è già abbozzato…..
Ti arriva una telefonata. Vorresti non averla mai ricevuta. Dall’altra parte l’amico ti regala un “forse”: una piccola zattera in un mare di sentimenti già diventato burrasca. Poi la conferma, la certezza, la ricerca di un briciolo di lucidità per riorganizzare le idee e fare il proprio dovere di professionista. L’ostentazione di una calma che fa a pugni con la voglia di piangere. . La necessità di motivare una squadra di colleghi che aspetta un tuo segnale e che ti guarda sgomenta. Poi il ricordo, prepotentissimo, dell’ultima telefonata, proprio pochi giorni prima. “Ciao Gai”. “Ciao Marino”. Potresti chiamare più spesso però…”. “Dai ci sentiamo quando torno dalla Polonia…”
Domenica sera.
Fra i tanti mi telefona Tony Damascelli, vecchio amico.
Siamo lontani 250 chilometri, ma è come se ci stessimo guardando negli occhi. Ci scopriamo a dire contemporaneamente:
“Ti ricordi?”. Già, ma da che parte dovremmo cominciare a “ricordare”? Dall’ educazione anacronistica di Gai quasi fuori dal mondo (per non palare del “mondo” del calcio)?
Da quella gentilezza che ti metteva addirittura in imbarazzo tanto era sincera? Da quell’umiltà e da quella pacatezza che ti riconciliavano col tuo lavoro? Da quel sorriso timido che ti disarmava? Da quella lealtà che ti conquistava? Da quella civiltà così rara in un ambiente fatto di superbia e di isterismi? “Molti odiano la Juve” mi dice Damascelli “ma nessuno ha mai odiato Scirea”.
D’altra parte come avrebbe potuto?
Domenica sera. Un mare di ricordi. Tu giovane cronista: lui giovane leader silenzioso di una Nazionale sulla rampa di lancio. “Hyndu Club”, Argentina, sede del ritiro azzurro dei Campionati del Mondo del 1978. Ti prende da parte. “Sai cosa mi manca? La cattiveria. Ma credo di essere sulla strada buona”. “Cattivo tu?”. “No, non come si potrebbe pensare… “Cattivo” con me stesso: deciso, pronto a superare ogni mia timidezza sul campo”. Questo è un gruppo che andrà lontano, sai? E io con Dino dietro di cosa potrei aver paura?”
Già, Dino… L’orgoglio e la felicità di poter continuare a camminare insieme: in campo, fuori dal campo, nella vita. La gioia di potersi frequentare ancora parlando coi silenzi e coi fatti, di poter dividere il sapore delle nuove conquiste”. Dino non voleva che Gaetano andasse in Polonia. “Cosa ti mandano a fare”?
Domenica sera..
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Gaetano Scirea è morto a 36 anni in un incidente stradale il 3 settembre del 1989: 35 anni fa.
E’ stato Campione del Mondo e Capitano della Nazionale.
Ha vinto sette scudetti, le tre Coppe europee, una Supercoppa, una Coppa Intercontinentale. E’ stato il più grande “libero” della storia del calcio.
Non è mai stato espulso.