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13 luglio 1967, grande scambio di mercato tra Milan e Fiorentina

13 luglio 1967, grande scambio di mercato tra Milan e FiorentinaTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
sabato 13 luglio 2024, 08:34Accadde Oggi...
di Redazione TMW
fonte Roberto Romoli - Presidente Associazione Storia Viola
Kurt Roland Hamrin - Stoccolma, 19 novembre 1934 – Firenze, 4 febbraio 2024; è stato un calciatore e allenatore di calcio svedese, attaccante fortissimo

Il 13 luglio 1967 venne ufficializzato dalla Fiorentina e dal Milan l’accordo che sanciva lo “scambio” fra Hamrin ed Amarildo, che portava lo svedese in maglia rossonera ed il brasiliano in maglia gigliata.
Tale scambio, per quanto fosse ormai nell’aria, provocò dolore in tutto il popolo viola, che era affezionatissimo a Kurt.
Kurt Hamrin giunse alla Fiorentina nell’estate 1958 ereditando la pesante maglia numero 7 indossata per tre anni dal grandissimo Julinho, e nei suoi nove anni di militanza in Viola mise a segno duecentottantacinque reti in gare ufficiali (e per giunta con pochissimi calci di rigore).
Kurt partì subito forte, non ebbe alcun problema di ambientamento, e fece innamorare i tifosi della Fiorentina a suon di gol, dimostrando anche un grande attaccamento alla maglia. Si trovò subito bene a Firenze, sia con la città (il che è scontato, perché è facilissimo innamorarsi di Firenze), sia con i fiorentini (il che è un po’ meno scontato, data l’indole “brontolona” degli stessi fiorentini). Egli stesso ebbe a dire: “Siccome i fiorentini sono polemici per natura ed anche io lo sono, ci siamo capiti subito”……….

Insomma, uno “svedese-fiorentino”, nei confronti del quale - da parte dei tifosi viola - fu amore a prima vista, come dimostrato dall’affettuoso nomignolo di “Uccellino”, che faceva riferimento al suo fisico esile, alla sua agilità, ed alle sue movenze; appellativo che venne coniato da Beppe Pegolotti, prestigiosa firma de “La Nazione”, e che venne subito adottato da tutti i tifosi della Fiorentina.
Kurt era un tipico attaccante da area di rigore, di quelli che oggi sono inesistenti nell’intero panorama calcistico mondiale.
Aveva il gol nel sangue, “sentiva” e “fiutava” il gol, si trovava sempre al posto giusto nel momento giusto, intuiva un centesimo di secondo prima di tutti gli altri il possibile sviluppo dell’azione offensiva, c’era sempre e non sbagliava mai. Era un “rapace” dell’area di rigore, i difensori avversari non potevano permettersi il minimo errore o la minima distrazione perché lui era in agguato; i portieri avversari dovevano stare ben attenti alla “presa”, perché se il pallone scivolava dalle loro mani c’era sempre lui, pronto a ribattere in gol.
È stato l’idolo di migliaia di bambini nati negli anni cinquanta (compreso il sottoscritto), e molti di loro, che oggi sono intorno alla settantina, individuano in Kurt il “colpevole” della loro perdurante “malattia viola”.
Quando, a fine Campionato 1966-1967, si sparse la voce della sua probabile cessione, a Firenze per poco non scoppiò la rivolta, e gli intellettuali fiorentini furono addirittura sul punto di riunirsi per firmare un manifesto contro la sua cessione.

Il 13 luglio 1967, come detto, venne formalizzato il trasferimento di Kurt al Milan: la rivolta non ci fu, ma una grande amarezza sì, anche da parte della signora Marianne, moglie di Kurt, che scoppiò in lacrime quando le venna comunicata l’ufficialità della notizia.
Al termine della carriera Kurt tornò a Firenze, dove ha vissuto sino all’ultimo dei suoi giorni, perfettamente inserito nel tessuto cittadino.
Ha seguito sempre con passione la sua Fiorentina, ed è stato tra i fondatori dell’Associazione Glorie Viola (oggi Associazione Storia Viola), della quale ha ricoperto per molti anni la carica di Presidente.
Ci ha lasciati il 4 febbraio scorso.
Il suo mito non tramonterà mai, ed i tifosi della Fiorentina lo porteranno per sempre nei loro cuori.

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