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…con Ignacio Lores Varela

…con Ignacio Lores Varela TUTTO mercato WEB
martedì 29 ottobre 2024, 00:00A tu per tu
di Alessio Alaimo

Arriva un momento nella vita in cui si prendono decisioni importanti per il presente ed il futuro. Perché quando hai dato troppo devi andare e fare posto, pensando al domani. Ignacio Lores Varela dice basta al calcio giocato. Classe 91, arriva in Italia, al Palermo, nel 2011. Da giovane di belle speranze mostra subito il suo talento in Serie A con i rosanero, poi una serie di esperienze in giro per l’Italia fino a ritrovare quel Gennaro Gattuso che lo aveva allenato proprio in Sicilia e lo ha voluto con sé a Pisa. Il risultato è una promozione in Serie B che lo erge a beniamino del pubblico toscano. Poi l’Ascoli e il ritorno in Uruguay dove al Penarol si ritaglia un nuovo futuro da mezzala per tornare in Italia. Taranto chiama, Siena risponde: Nacho torna in Toscana, questa volta nella terra del Palio grazie ad un blitz di Giorgio Perinetti che lo aveva già apprezzato a Palermo e riesce a strapparlo al collega Montervino. Poi il ritorno in B, al Cittadella. Dopo un anno e mezzo arriva una nuova chiamata di Perinetti: direzione Avellino. L’ultima tappa quest’anno prima di dire addio è il Taranto. Il fisico direbbe anche di continuare, il cuore suggerisce di seguire un’altra strada. Nel futuro di Ignacio Lores Varela c’è un percorso dirigenziale. Dall’esame ad un futuro sul campo, l’ormai ex calciatore uruguaiano ripercorre le tappe della sua carriera a TuttoMercatoWeb.

Lores, perché dice basta a trentatré anni?
“Fisicamente avrei potuto continuare a giocare, ma mentalmente avevo bisogno di altri obiettivi e nuovi sogni. Sentivo dentro la voglia di cominciare un nuovo percorso. Farò l’esame da direttore sportivo, una figura che mi ha sempre appassionato”.

Domenica 27 ottobre, Taranto-Turris. Cosa le è passato per la mente al fischio finale?
“Tutti gli anni della mia carriera. Dall’arrivo a Palermo in Serie A da ragazzino ad oggi. Ho ripensato a tutti i momenti, ai miei ex compagni, i direttori, gli allenatori incontrati. Ma ho ragionato con il cuore: ho dato tutto, era il momento giusto per dire basta”.

Il momento più bello della sua carriera?
“Ho avuto la fortuna di giocare con campioni veri. Ma la mia carriera è stata tutta bella. Sono arrivato in Italia che ero un ragazzino e non sapevo neanche parlare italiano. E oggi voglio rimanere qui in un’altra veste. Ho voglia di vivere ancora di calcio. Se devo citare un momento in particolare, sicuramente quello più bello è stato aver centrato la promozione con il Pisa. Un momento magico”.

L’allenatore che le ha dato di più?
“Gattuso che ho avuto sia a Palermo che al Pisa dove abbiamo centrato un grande traguardo. Ma anche Diego López al Penarol. E avrei voluto lavorare di più con Gautieri e il suo staff, perché al Taranto si sono dimostrati grandi professionisti e grandi uomini. Gli augurerò sempre il meglio. Il mister oggi sta facendo più del dovuto”.

Cosa è successo nei momenti successivi al fischio finale di Taranto-Turris?
“Ho fatto un discorso a fine partita, alla squadra e al mister. Mi è dispiaciuto smettere perché uno quando inizia a giocare pensa che non smetterà mai. Lascio due anni di contratto, mi sono sentito parte di una famiglia. Ma guardandomi dentro ho capito che non avevo altro da dare”.

E adesso c’è il futuro. Sempre nel calcio. Sta studiando da dirigente.
“Vorrei iniziare un percorso da direttore sportivo. È una figura che mi è sempre piaciuta per come viene interpretata in Italia, sia per il modo di gestire che di guardare il calcio. A dicembre sosterrò l’esame. Intanto andrò a vedere partite, mi piacerebbe imparare al fianco di un dirigente più esperto”.

Il suo modello?
“Giorgio Perinetti. È storia, tradizione, vittorie. Per lui parlano i campionati vinti. L’ho vissuto da vicino in più occasioni, da Palermo a Siena fino ad Avellino. È un modello da seguire, il sogno per il futuro è diventare un direttore di grande livello come lui. Ho avuto la fortuna di conoscere anche Stefano Marchetti a Cittadella, vive il calcio in maniera viscerale e mi ha trasmesso tanto, lo vedo un po’ come il Francesco Totti dei direttori: tutti sanno che potrebbe fare la Serie A ma ha il suo sogno con il Cittadella, un esempio per tutti. Guarda molto calcio, conosce tutti i calciatori di tutte le categorie.
Quando sono arrivato in Italia ho conosciuto Sean Sogliano, un altro dirigente di livello. Ma ritengo un modello da seguire anche Luca Cattani che ho conosciuto a Palermo e ha scoperto tanti calciatori: sta dietro le quinte, ma chi fa calcio sa come lavora e che calciatori di grande livello ha scoperto. Ho avuto modo di apprezzare anche Pierfrancesco Strano a Siena ed Avellino al fianco di Perinetti: un altro dirigente che ama lavorare nell’ombra e fare i fatti, andando alla ricerca di calciatori senza troppe luci della ribalta”.

Ah, domenica c’è Palermo-Cittadella. Lei e doppio ex.
“Palermo è una piazza da Serie A, merita grandi palcoscenici. Cittadella è una piazza storica che da anni in termini calcistici è la perfezione tecnica ed economica. Come detto, Stefano Marchetti è un modello da seguire”.

Che Taranto lascia?
“La piazza, la città e il gruppo sono davvero belli. La situazione non è facile ma è stata bella esperienza. Ho trovato un gruppo di ragazzi stupendo: tutti si sono dimostrati uomini anche nelle difficoltà. Mi spezza il cuore lasciare i ragazzi, il mister e il suo staff. Chi vive il Taranto da dentro sa che questi uomini stanno dando tutto per la causa. E spero che la squadra si salvi”.

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