Undici giorni no stop di Lega Pro, tra campionato e Coppa. È davvero il calcio che vogliamo?
Si è chiusa lunedì la 6ª giornata del campionato di Serie C, ma neppure il tempo di aggiornare la classifica marcatori che è stato già tempo di Coppa Italia: ieri le prime qualificate (QUI i risultati), tra oggi e domani le restanti. Già, perché gli ultimi confronti della competizione parallela al campionato si giocheranno giovedì, un solo giorno prima del via della 7ª giornata, che ci concluderà poi lunedì. Nella sostanza, e senza esagerare perché i numeri non sono opinabili, undici giorni di Lega Pro no stop.
Che non sarebbe neppure un male per gli appassionati di calcio, ma è sempre più evidente che - soprattutto dopo la firma dell'accordo con Sky-Now, si sta andando verso una versione “Serie C-spezzatino” piuttosto decisa. E forse un pochino stucchevole, soprattutto se si insiste a definire la C come il "calcio che fa bene al paese": tradotto, un calcio un po' più popolare, non certo per i costi ma almeno per la visione delle partite, tendenzialmente associata a giorni quali il sabato e la domenica. Non sempre la terza serie è occupata da metropoli o grandi città, e ci sono abitudini paesane (non da intendere in senso offensivo, ma nel più bel senso del termine) che sarebbe anche bello mantenere, fosse anche solo - e non è "solo"! - per non allontanare ulteriormente i tifosi dallo stadio.
Non si può scimmiottare in C quanto accade in Serie A, dove le ragioni di un certo calcio si legano anche alla vendita dei diritti in determinati mercati geografici con orari differenti a quelli europei. La C ha altri ritmi, ha un altro bacino di utenza, e avrebbe bisogno di altri tipi di riforme. E le persone non hanno bisogno di atrofizzarsi sul divano; ci pensano già i social a tener lontano dalla socialità...