Thuram: "Nel 2021 dovevo venire all'Inter ma mi infortunai. La mia copertina? Ce l'ha Ronaldo"
L'attaccante nerazzurro Marcus Thuram, ospite di 'New Brothers', format confezionato da InterTv, ha parlato così della sua carriera e non solo.
A quanti anni ha iniziato a giocare a calcio?
"A due o tre anni, quando ho iniziato a camminare. Giocavo in casa: entrai nella mia prima squadra a otto-nove anni".
Però suo padre all'inizio avrebbe preferito che praticasse altri sport.
"Sì, per questo ho iniziato un po' tardi. Prima facevo nuoto".
Ha mai avvertito il peso del cognome che porta?
"No, mai: per me è una cosa normale".
Se non fosse stato un calciatore, cosa avrebbe fatto nella vita?
"L'attore. Quando ero piccolo volevo anche seguire un corso di recitazione, ma non ebbi modo di iscrivermi".
Che sport segui oltre al calcio?
"Basket, soprattutto NBA".
Qual è stato il suo primo ruolo?
"Esterno sinistro. Poi il mio padre e il mio allenatore hanno ritenuto più funzionale farmi giocare in una posizione più centrale, ed è andata bene (ride, ndr)".
Ricorda il primo stadio in cui ha giocato?
"Sì, a Sochaux: la squadra che mi ha formato".
Il suo idolo è Ronaldo: l'ha mai incontrato?
"Sì, tante volte: a cena con mio padre, o a eventi Nike. Quando ero piccolo avevo una copertina che portavo dappertutto: mia madre non voleva che la portassi anche a scuola, e decise di darla a Ronaldo".
C'è stato un momento difficile nella sua carriera?
"Dovevo venire all'Inter nel 2021 e mi sono infortunato: fu piuttosto dura, ma la mia famiglia mi diede una grande mano".
Come si esce da momenti così?
"La forza si trova dentro sé stessi, nel lavoro e nell'amore per il calcio".
Qual è l'insegnamento più importante che ha ricevuto?
"Non mollare mai: me l'ha sempre detto mio padre".
Ha un soprannome?
"Tikus".
Ci spiega la sua esultanza?
"Ne ho due: quella che faccio più di frequente è per mio fratello, che mi diceva fosse più forte di me nella testa e nei muscoli".
Che rapporto ha con lui?
"È tutta la mia vita, lo adoro. Sono un suo grande fan".
Un suo pregio e un suo difetto?
"Rido molto, ma sono sempre in ritardo".
Tre caratteristiche che la descrivono come attaccante?
"Velocità, fisicità, potenza. E anche tecnica".
Quanto è importante per lei la vita da spogliatoio?
"Molto: se ci si trova bene nello spogliatoio ci si trova bene anche in campo. È bello ridere con i compagni".
Per lei conta più il talento o la determinazione?
"La determinazione. Il talento, senza quella, non è nulla".