Rudi Garcia contro De Laurentiis. Ma il Napoli era già finito in una spirale negativa

"Prigioniero di De Laurentiis? Un po'. Esiste un'espressione italiana, il tempo è galantuomo, che può essere tradotta come il tempo ristabilisce la verità e rimette ogni cosa a posto. Io li ho lasciati al quarto posto e alla fine sono arrivati decimi, con altri due allenatori". Rudi Garcia si è tolto qualche sassolina dalla scarpa con l'intervista a L'Equipe in cui parla del suo rapporto con il presidente del Napoli. Il problema è che, come per Paulo Fonseca, nemmeno lui partiva con i favori del pronostico. Dopo un anno di Spalletti, primo in classifica con tantissimi punti di vantaggio sulla seconda, è arrivato il francese: tre sconfitte nelle prime dodici di campionato - Lazio, Fiorentina ed Empoli - più sette punti nel girone con un Union Berlino che aveva perso tantissime gare consecutive prima del pari con il Napoli.

"Eravamo anche quasi qualificati per gli ottavi di finale della Champions League. Non ho fatto tutto correttamente, ma ero nel giusto. I risultati seguenti dimostrano gli errori commessi dal presidente. Ma di Napoli amavo tutto: la città, lo stadio, i tifosi, la squadra. Tranne l’interferenza del suo presidente". Va detto che se non fosse stato così, probabilmente anche Spalletti sarebbe rimasto. Invece con Antonio Conte sembra ci sia comunione di intenti e, soprattutto, distanza. Perché è evidente che l'ombra del presidente sia stato un problema negli ultimi mesi.

Come però è incorretto dire che Garcia abbia fatto tutto bene. Fuori Kvaratskhelia, fuori Zielinski, i problemi con Osimhen dopo la sostituzione con il Bologna. Il Napoli stava perdendo il controllo della stagione sin dal suo inizio, non certo dopo le prime sedici partite.