Muller si arrabbia: "Non è un tour di addio, sono un calciatore". Un messaggio a Eberl

"Una partita celebrativa? Prima c’è il ritorno dei quarti di finale, non sto facendo un tour di addio. Sono ancora un calciatore". Le parole di Thomas Muller lasciano poco spazio all'immaginazione. Perché sono il grido di un giocatore ferito, perché il direttore Max Eberl ha deciso, nei giorni scorsi, di ufficializzare il suo addio. "Perché non dal primo minuto? Domanda interessante ma non ho intenzione di entrare nel merito. Fino a quando non si gioca il ritorno, non è il momento di parlare di battaglie secondarie”.
Muller avrebbe dovuto partire dal primo minuto, contro l'Inter, perché Jamal Musiala era indisponibile e tutte le formazioni lo davano come titolare. Invece Kompany, con una mossa a sorpresa, lo ha escluso fino al minuto 75, quando è entrato e ha - momentaneamente - pareggiato il gol iniziale di Lautaro Martinez con una zampata sul secondo palo, lasciato colpevolmente libero dalla difesa interista.
L'esultanza, polemica, è probabilmente verso lo stesso Eberl. "Non voleva neanche un contratto 'folcloristico'. Capisco perfettamente che Thomas abbia concluso la conversazione deluso" e "arrabbiato". "Nemmeno per me è stato bello: non avevo dormito per tre giorni prima di comunicarglielo. Ero molto vicino emotivamente a lui personalmente. Con una tale leggenda, fa male prendere certe decisioni. Ma all'interno del club c'era unità su questa questione, anche se si trattava di una situazione spiacevole".
