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Lutto nello sport. È morta a 89 anni Lea Pericoli, la signora del tennis italiano

Lutto nello sport. È morta a 89 anni Lea Pericoli, la signora del tennis italianoTUTTO mercato WEB
venerdì 4 ottobre 2024, 12:35Serie A
di Tommaso Bonan

Lo sport italiano piange una delle figure più rappresentative del tennis, Lea Pericoli. L'ex tennista milanese si è spenta a ottantanove anni: maestra di eleganza, è stata una delle prime donne a raccontare il tennis su giornali e in tv dopo averlo giocato ai massimi livelli.

Nata a Milano nel 1935, Lea Pericoli è stata numero uno d'Italia per 14 anni dal 1959 al 1976 e vanta il record assoluto di titoli italiani: 27 complessivamente tra singolare, doppio e doppio misto. Agli Internazionali d’Italia è stata semifinalista nel 1967, ha raggiunto 4 volte i quarti di finale (1959, 1962, 1969 e 1971) e 8 volte gli ottavi (1953, 1955, 1960, 1963, 1964, 1965, 1970 e 1972). Ha giocato cinque finali in doppio a fianco di Silvana Lazzarino (dal 1962 al 1965 e nel 1967).

Il ricordo di Marino Bartoletti:
Lea Pericoli è stata una donna di classe infinita: libera, intelligente, ironica ed emancipata. Ha fatto la storia del tennis, prima sul campo e poi al microfono. Nella sua lunga e felice vita aveva sconfitto due tumori col sorriso. Ora si vede che in cielo avevano bisogno di una Regina

Francesco Carabelli:
Tra le fortune capitatemi nella vita, c'è quella di avere passato una mattina a casa di Lea Pericoli.
Lavoravo a Che Tempo Che Fa e Fabio l'avrebbe ospitata la settimana successiva: e lei ci offrì tutto il suo archivio personale, custodito nella sua dimora, a Milano. Un museo di eleganza, buone maniere, classe, un inno alla vita da sogno ma vissuto sempre con un certo disincanto, che trasmetteva leggerezza sagace.
Certo, sentire i suoi racconti di campo, di giornalista e di amata protagonista dei salotti tennis/glamour di livello mondiale faceva davvero sognare: conosceva tutti, era amata da tutti, aveva una buona parola per tutti, ma lo capivi che fosse una di quelle che intuiva chi aveva davanti al primo sguardo.
Paiono racconti di un mondo tanto lontano da sembrare fatato e, a dirla tutta, menomale che ho le foto sennò mica ci crederei troppo nemmeno io di aver passato quella mattinata lá in zona Porta Romana.
Ciao Lea, ora sei probabilmente in un posto dove essere ancora più a tuo agio da Divina

Nel suo libro “500 anni di tennis” Gianni Clerici scrive più o meno che nell’ambiente erano tutti innamorati di lei, ma non è stata una campionessa: “ E’ vero. Sono stata una buona tennista rovinata nel momento migliore. Contro quelle pari grado o inferiori vincevo, contro quelle più forti perdevo, ma qualche soddisfazione me la sono tolta. Per esempio aver battuto cinque vincitrici di un Grande Slam. Mi ha rovinata Dinny Pails, australiano. Prima giocavo un tennis istintivo, molto aggressivo, selvatico, tipico di chi è cresciuto senza maestri . Pails mi ha cambiato l’impugnatura e costretta a diventare specialista di pallonetti. Non avevo l’età per ribellarmi, mi sono adattata a giocare un altro tennis. E dire che avevo il polso di Borg.
Gianni Clerici scrisse che Pails era un asino, niente da fare. Non l’ho odiato, odiare costa fatica. Del tennis, a quei tempi, mi affascinavano soprattutto i viaggi, perché guadagni non ce n’erano. La purezza del dilettantismo. Voli notturni per spendere meno, pensioncine da pochi soldi. A Wimbledon, oltre al ticket per la prima colazione, avevamo diritto al macchinone che ci portava dall’albergo ai campi. Ci arrangiavamo, quelle poche lire ce le strappavamo giocando a poker tra noi . Un modo di arrangiarsi era accettare inviti a cena da sconosciuti ammiratori, e dopo cena arrivederci e grazie. Eravamo a Londra, dico a Lucia Bassi che avevo rimediato un invito per due e lei mi fa : non m’interessa, sono una ragazza che ha dei principi. E io sono una ragazza che ha fame e ci vado anche da sola , le ho detto. E fatto.
Indro Montanelli andava a caccia di lepri con mio padre in Etiopia . Quando giocavo, mi definì “coniglio coraggioso” e poi mi ha voluta prima come cronista di sport e poi di moda. Molti agli inizi mi chiedevano : dì la verità, i pezzi chi te li ha scritti ? Sottinteso : non puoi essere stata tu. Roba da arrabbiarsi, ma io ho sempre cercato di vedere nelle cose il lato positivo, il bicchiere mezzo pieno. Sul primo numero del Giornale c’è la mia firma in prima pagina, ne sono orgogliosa. Un giorno poi diventa direttore Vittorio Feltri, mi convoca : da domani lei non è più collaboratrice di questo giornale. Così, secco. Mi ha fatto male la mancanza di una spiegazione, dopo tanti anni credevo di meritarla.

L’etichetta di “coniglio coraggioso” per me ci può stare : una volta ero sotto 0-6, 0-5 e sul 30 pari ho pensato ‘se faccio questo punto vinco l’incontro’. E l’ho vinto, era una finale di campionato italiano contro Lucia Bassi. Quello di oggi invece non è il mio tennis, i racchettoni hanno cambiato tutto, puoi fare quello che vuoi. Con le racchettine di legno eravamo meno potenti e più tecnici. In fondo ho avuto una vita meravigliosa e ogni giorno la ringrazio. Molte donne di una certa età quando vado a fare la spesa in tram mi sorridono e mi salutano e questo mi rende felice. Ho avuto tanti amori importanti, anche dolorosi e vivo da sola, ma convivo bene con me stessa, mi parlo e mi rispondo. E ho tanti amici. A proposito, per chi vuole risparmiare a Wimbledon, la casa di Gianni Clerici è il posto ideale. E’ proprio casa sua, una bella villa con giardino in centro. Ho anche dormito in camera di Gianni. Tranquilli, due letti separati.

Quei vestitini stravaganti e a volte eccessivi indossati nelle partite riguardavano solo le partite facili. Se c’era da soffrire, tenuta bianca classica. Mi divertiva e poi In Italia era diffusa l’idea che lo sport trasformasse le donne in muscolose virago senza grazia. Ho fatto una scelta dalla parte delle donne. Come quella volta, era il ’73 mi pare, in cui ho reso pubblica la malattia, ma fu decisiva la spinta del professor Veronesi. In quegli anni si faticava a nominarlo, il tumore, il cancro. Era ‘il male inguaribile’, da tener nascosto come se fosse una vergogna. Sei mesi dopo l’intervento chirurgico vincevo il campionato italiano ".
Da giocatrice la chiamavano anche "la Divina" oppure, semplicemente, Lea Pericoli che ci ha lasciati oggi .

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