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Juventus, Perin: "Sono nel momento in cui devo restituire quanto mi hanno dato"

Juventus, Perin: "Sono nel momento in cui devo restituire quanto mi hanno dato"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
lunedì 11 novembre 2024, 23:18Serie A
di Dimitri Conti

Mattia Perin, portiere della Juventus, parla a Sky Sport dall'evento di beneficienza 'Save the date' per sconfiggere il diabete di tipo 1: "Dobbiamo sfruttare la mediaticità che abbiamo per il bene degli altri, per aiutare le persone. Sono felicissimo che la Juventus abbia aderito a questa iniziativa e alla causa. La scienza sta facendo passi in avanti incredibile e speriamo che nel futuro prossimo si possa parlare di scoperte che aiutino a dare miglioramenti nella loro vita".

Si aspettava una Juventus già così in alto?
"C'è una bella bagarre. Stando all'interno e vedendo come lavoriamo, per qualità e non solo quantità, mi aspettavo che ce la saremmo giocata con chiunque. È un momento di crescita per tutti, stiamo costruendo qualcosa di nuovo e dobbiamo metabolizzare un cambiamento. Ci sono zone grigie, ma sono proprio quei momenti che, affrontati in modo giusto, ti fanno uscire più forte come collettivo. Noi siamo pronti a tutti, a metterci in gioco ed avere chissà anche un periodo no, dal quale sono sicuro usciremo più forti. Potevamo fare anche meglio, ma siamo contenti".

Il campionato sarà combattuto così fino in fondo? Si aspettava la Fiorentina lassù?
"Sì, conosco bene Palladino per quanto fatto a Monza, ma non credevo così in fretta. Sta facendo un ottimo lavoro. Sarebbe bello se fosse così, sarebbe un segnale per il campionato italiano e un invito a vederlo. Sarebbe bello se si proseguisse così, il calcio è competizione e non vediamo l'ora".

Quanto ha sofferto Locatelli senza la Nazionale?
"Siamo molto amici con Manuel, ci diamo mano a vicenda nello spogliatoio. La meritava già prima, sta giocando a un livello molto alto, in tutte e due le fasi ma anche emotivamente e sui comportamenti. Lo merita, le cose non capitano a caso".

Ormai è un veterano.
"Non mi piace darmi di leader da solo, anche se sono uno dei più grandi. In quello spogliatoio ho sempre imparato da gente che ha una struttura emotiva da brividi, a ripensarci. Ho cercato di essere una spugna e imparare più possibile, prima di tutto a livello umano. E sono felice di quanto riesco a dare oggi ai giovani. Nella vita c'è un momento in cui devi assorbire il più possibile per poi ridarlo indietro. Probabilmente è il tempo della mia carriera in cui devo restituire agli altri ciò che mi hanno dato. E ne sono felice".

Motta sembra non avere un primo e un secondo portiere.
"Si dice che nel calcio si giochi tanto e da un certo punto di vista è anche vero. Ma se riesci ad avere una rosa altamente competitiva, con 23 giocatori intercambiabili, non avrai più chi fa cinquanta partite e altri dieci. Si deve andare, parere mio, verso massimo trentacinque per uno e venticinque per l'altro. E si crea uno spirito competitivo che, se pulito e leale, alza il livello di tutto".

Già pensato al post-campo?
"No, in questo momento no. Cerco di vivere molto il presente, per essere la migliore versione di me stesso. Sul futuro ancora non ci penso, ma ho tante passioni e quando smetterò cercherò di portarne avanti una. Ma non mi sono ancora prefisso un lavoro: amo giocare a calcio e lo spogliatoio, la sfida quotidiana".

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