Inter, Inzaghi sempre meno Normal One e sempre più Mourinho-style

I margini per chiamarlo Special One ci sarebbero da tempo. Basterebbe confrontare risultati e gioco della sua Inter, decisamente ricchi sia per estetica che per efficacia, con le stagioni di magra economica ormai alle spalle. Simone Inzaghi, arrivato a Milano con l’epiteto, un complimento per qualcuno e per altri il modo di etichettare chi, semplicemente, ai clamori della cronaca e delle dichiarazioni roboanti preferisce dare risposte sul campo e a bilancio.
L’etichetta, però, gli va sempre più stretta. Non solo questione di risultati: si è già scritto di recente, tutto fuorché normali. È un atteggiamento complessivo, più grintoso e alle volte pungente, sempre senza esondare dalla consueta educazione che è un marchio di fabbrica di famiglia. È quello, per esempio, dell’espulsione di ieri sera. Lo stesso Inzaghi ha spiegato di essersela conquistata per la rabbia dopo un fallo su Correa non concesso - rivedendo i replay, giustamente - da Chiffi nel finale di gara. Resta il sospetto che, come accadeva nel basket con Dan Peterson per citare un altro illustre precedente, volesse svegliare i suoi calciatori e prendersi una parte della tensione nel difficile finale casalingo con l’Udinese.
È qualcosa che riporta alla mente, in una stagione nella quale la parola triplete ad Appiano Gentile non è più un tabù, un certo José Mourinho. Gli estremi dell’allenatore portoghese sono ben lontani, e anche la proposta di gioco di Inzaghi è molto diversa da quella di Mou, specie di quella ben poco convincente vista negli ultimi anni. Però è cambiato qualcosa, nelle ultime settimane: Inzaghi ha rivendicato più spesso il lavoro suo e dello staff, ha rintuzzato più direttamente alcune critiche, ha chiesto esplicitamente più complimenti per i suoi “ragazzi”. Se dietro ci siano il rinnovo da discutere, il possibile rifacimento estivo della rosa, la “semplice” necessità di tenere alta la tensione, un’autentica voglia di riconoscere i meriti dell’Inter, lo sa davvero solo lui. Ma, a livello di comunicazione, è un po’ più divertente. Come la sua Inter.
