10 domande al futuro del calcio: se non è una priorità, perché salva gli altri sport?
La premessa è che siamo ancora a livello di bozza. Dopo la conferenza del 13 maggio, mercoledì scorso, il Decreto Legge “Rilancio” non è stato ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale, complice la corposa mole di materiale (oltre 450 pagine) da passare al vaglio della Ragioneria generale dello Stato. Difficile, però, che eventuali modifiche si discostino in maniera significativa dal testo definitivo approvato dal Consiglio dei Ministri. Ivi comprese le norme che riguardano gli sport. Tra le quali, una ci interessa in questo caso in maniera particolare.
Il fondo salva-sport. All’art 211, il DL “Rilancio” prevede infatti la costituzione di un “Fondo per il rilancio del sistema sportivo nazionale”. In sostanza, fino al 31 dicembre 2022, una quota pari allo 0,3% del totale della raccolta sulle scommesse sportive, e in ogni caso almeno 40 milioni per il 2020 (50 per il 2021 e il 2022), sarà assegnata all’Ufficio per lo Sport presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri “per l’adozione di misure di
sostegno e di ripresa del movimento sportivo”. Non è ancora chiaro con quali criteri saranno poi ripartiti questi fondi: in attesa dei decreti attuativi, e precisato che il DL Rilancio dovrà comunque essere convertito in legge entro 60 giorni dalla sua pubblicazione per non perdere efficacia, anche gli esponenti delle forze politiche di maggioranza che abbiamo raggiunto non sanno se andranno a sostenere in maniera uguale tutti gli sport, o viceversa saranno redistribuiti in maniera proporzionale a seconda del contributo delle scommesse di ciascuno sport. È ragionevole immaginare che si seguirà la prima strada, altrimenti gli sport che ne beneficerebbero sarebbero davvero pochi, se non con cifre irrisorie. Perché, e qui sta il punto, la ripartizione delle scommesse sportive (che peraltro ipocritamente non possono essere pubblicizzate) fotografa i motivi per i quali il calcio è a tutti gli effetti una priorità, anche per qualsiasi altro movimento sportivo del Paese.
Quanto pesa il calcio sulle scommesse? Le cifre, nel rapporto con le altre discipline, sono abbastanza impietose. Il “Report Calcio 2019” della FIGC, peraltro citato nella relazione illustrativa e tecnica dell’art. 221, stima per il 2018 una raccolta complessiva, a livello di scommesse sportive (escluse quelle ippiche, che però ormai rappresentano circa il 5% del totale), pari a 12,4 miliardi di euro. Di questi, ben 9,1 arrivano dal calcio: il 73% del totale. Con un gettito erariale di un altro pianeta, rispetto agli altri sport: sempre nel 2018, le scommesse sul calcio hanno portato nelle casse dello Stato circa 211 milioni di euro. Il quadruplo di quelle sul tennis (50,6 milioni), più di dieci volte rispetto a quelle sul basket (18,6 milioni). E stiamo parlando del secondo e del terzo sport in questa particolare graduatoria. Per capirsi, i primi 50 eventi sportivi per raccolta di scommesse (il riferimento temporale è sempre il 2018) sono tutti partite di calcio. Di conseguenza, delle due l’una: o quello 0,3 per cento, nella sua successiva ripartizione, rispetterà le proporzioni (e le differenze) che ci sono in termini di raccolta sulle scommesse, ma a quel punto il termine “fondo salva-sport” sarebbe francamente fuori luogo, perché ne salverebbe forse una manciata, dato che nella maggior parte dei casi si parlerebbe di cifre davvero risibili, se non inesistenti. Oppure saranno le scommesse sul calcio a portare un contributo (più o meno grande, questo è un altro discorso, sul quale peraltro vi è stato dibattito politico, dato che all’inizio si parlava dell’1%) a tutti gli altri. E, per restare alle parole della politica, a salvarli. Ecco perché il calcio merita di essere considerato una priorità, anche rispetto agli altri sport. Non in contrasto a loro, ma per salvare tutta la barca che altrimenti, senza il suo motore economico principale, rischia di affondare.