Gli assenti hanno sempre ragione: Mkhitaryan a 36 anni è ancora centrale per l'Inter

Fuori Mkhitaryan, dentro Frattesi. In un mondo ipotetico, non ci sarebbe grande distinguo fra i due, invece per l'Inter questa differenza c'è ed è abbastanza marcata. Perché l'armeno è diventato un fattore, nonostante l'età non sia più verde: 36 anni - come diversi altri della rosa nerazzurra - e non sentirli, perché nelle ultime stagioni è riuscito a coniugare freschezza atletica e una maturazione ulteriore, modificando il proprio modo di giocare, più completo e meno offensivo.
L'assenza contro la Roma può essere vista come una sorta di scusante per il risultato. Sarebbe però una motivazione troppo semplice, soprattutto perché in questa stagione è stato poco presente nei tabellini - un gol e cinque assist - rispetto all'anno passato, quando erano arrivate due reti ma ben dieci assist in trentasei gare di campionato. È però più un centrocampista ragionato, di maniera, che riesce ad equilibrare e far giocare meglio sia Barella che Calhanoglu, con il turco che è cresciuto enormemente dal punto di vista realizzativo.
È la seconda sconfitta della stagione quando Mkhitaryan non c'è. Dopo quella contro il Bayer Leverkusen, in Champions, la Roma ne ha replicato il punteggio. Poi un pareggio contro il Bologna, due vittorie contro Venezia e Feyenoord, escludendo quelle di Coppa Italia con Udinese e Lazio dove le riserve fanno da padrone per chiunque. Di fatto: quattro vittorie, un pari, due sconfitte. Non un bilancio straordinario.
