Sormani: "L'Albania ha bloccato tutto. In gioco c'è molto più che il calcio"
Adolfo Sormani ha un lunghissimo passato, in Italia, da calciatore e da allenatore. Oggi però, dopo le esperienze con Watford e Vejle in Danimarca, ha scelto Tirana e l’Albania per proseguire la propria carriera. E tramite le pagine di TMW, l’attuale allenatore del Partizani ha voluto commentare la situazione legata all’emergenza coronavirus: “L’aspetto sportivo, per quanto mi riguarda, è passato immediatamente in secondo piano. C’è in gioco molto di più che il calcio”.
In Albania come si è reagito, a livello di misure preventive, all’emergenza?
“Il governo albanese si è fatto trovare pronto fin da subito. Io ero in ritiro con la squadra quando è arrivato lo stop. Uno stop che non riguarda assolutamente solo lo sport. Qua si è scelto di bloccare tutto, con iniziative veloci e tempestive. Restano aperti solo i negozi di alimenti e le farmacie, con polizia ed esercito che girano per strada a tutela delle norme intraprese. E anche alla popolazione sono stati imposti vincoli severi: non si può uscire di casa, eccezion fatta per le fasce orarie fra le 6 e le 10 di mattina e le 16-18 del pomeriggio. E’ tutto controllato, non ci si può spostare in macchina e il governo come detto si è mosso in modo tempestivo e molto deciso”.
Da allenatore: come si gestisce, come si allena, una squadra costretta all’isolamento casalingo?
“Tutte le attività, anche quelle di allenamento, sono sospese. Per questo noi organizziamo sedute in videocall, individuali e collettive. Ma ripeto, per me l’aspetto fisico e spotivo viene in secondo piano. Lo facciamo per tutelare l’aspetto morale e mentale dei miei ragazzi che così continuano a sentirsi un gruppo. Anche perché ad oggi è davvero dura pensare a quando si potrà ripartire col calcio giocato, la situazione è in bilico e la federazione sta valutando tutto molto attentamente. A livello personale cerco di ripercorrere ciò che è stato fatto fin qui, per capire gli errori e dove migliorare una volta che il calcio potrà riprendere”.
Dall’estero, cosa pensa della difficile situazione in Italia?
“Una situazione surreale. Vedere da fuori il tuo paese in queste condizioni dispiace, fa male. Ho letto di comportamenti non proprio idonei da parte di un numero considerevole di persone e purtroppo certi atteggiamenti fanno capire quanto sia dura per chi governa. Lo dico da italiano che ha lavorato all’estero, Albania, Inghilterra, Danimarca. In Italia in un certo senso vedo mancanza di senso civico e di unità. E’ davvero un grande dispiacere vedere da fuori il paese in queste condizioni”.