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Maspero e la vita da imprenditore: "Ora mi occupo di antinfortunistica"

ESCLUSIVA TMW - Maspero e la vita da imprenditore: "Ora mi occupo di antinfortunistica"
© foto di Marcello Casarotti/TuttoLegaPro.com
mercoledì 29 settembre 2021, 09:59Che fine ha fatto?
di Gaetano Mocciaro

Riccardo Maspero è stato uno dei talenti più interessanti nel panorama italiano soprattutto negli anni '90: una carriera legata soprattutto alla Cremonese, ma che lo ha visto anche vestire le maglie, fra le altre, di Sampdoria e Torino dove si è fatto amare come uomo-derby. Suo il gol in una stracittadina genovese vinta per 3-2, suo il gol del 3-3 definitivo al Delle Alpi contro la Juve, a completare una clamorosa rimonta che aveva visto i bianconeri in vantaggio di tre reti. Ma nel cuore dei granata è entrato definitivamente per la buca scavata all'altezza del dischetto di rigore, portando Marcelo Salas a fallire dagli undici metri il 4-3. Appese le scarpe al chiodo, Maspero non ha lasciato il suo primo amore, divenendo allenatore. Ma in parallelo si è costruito una nuova carriera, da imprenditore, fondando a Villa di Serio (BG) la Real Line, azienda che si occupa di dispositivi di protezione contro le cadute dall'alto. Ai microfoni di Tuttomercatoweb ci racconta la sua nuova vita:

Riccardo Maspero, come è nata l'idea?
"Anzitutto ringrazio mia moglie, fautrice di tutto questo. È lei che mi ha inserito in questo mondo. L'azienda sua famiglia costruisce sollevatori per moto, per officine. Da lì abbiamo pensato che sarebbe stato opportuno investire sull'antinfortunistica, settore a nostro avviso in via di sviluppo. L'abbiamo creata e adesso facciamo dispositivi di protezione contro le cadute dell'alto. Sembra una cosa semplice ma dietro c'è tutto un lavoro complesso. Siamo sul mercato da una decina d'anni e posso dire che ormai l'azienda cammini da sola".

Il calcio nel frattempo ha un ruolo ancora attivo: alleni il Franciacorta, in Serie D. Come fai a coniugare entrambe le cose?
"Una volta smesso di giocare ho fatto il corso di allenatore e nel frattempo ho iniziato ad andare all'azienda di mia moglie. Da lì è partito tutto il discorso e pian piano ci siamo messi a creare questa nuova società. Solo successivamente ho iniziato ad allenare, pertanto mi sono un po' defilato dall'azienda che andava avanti con l'occhio di mia moglie. Anche adesso ovviamente sono un po' più defilato, perché l'allenatore richiede tempo da dedicare al calcio".

La tua giornata tipo?
"Al mattino mi sveglio e preparo quello che è il mio allenamento quotidiano. Poi vado in azienda, vedo se ci sono problemi oppure vado in qualche cantiere. Tempo libero, tra calcio, azienda e tre figli, nemmeno a parlarne...".

A proposito di figli, cosa consiglieresti a loro?
"Giocano a calcio ma dev'essere un divertimento. Adesso poi emergere è ancor più difficile, per cui un ragazzo deve prima di tutto pensare a costruirsi una vita e a studiare".

Quanto influisce il gestire un'azienda nella carriera di allenatore?
"Indubbiamente influisce tanto. Ci sono state delle offerte in cui avrei dovuto spostarmi da casa, però quando hai delle responsabilità in azienda diventa difficile spostare tutto. Il calcio per me resta una passione ma è difficile programmare a maggior ragione di questi tempi, sai che è difficile restare a lungo su una panchina. Per cui nelle scelte pondero bene i pro e i contro".

Facciamo un passo indietro alla tua carriera di allenatore. Cremona è la piazza alla quale sei più legato
"Per forza di cose lo è, è la città in cui sono cresciuto, da quando avevo 14 anni ci andavo tutti i giorni. Ricordo ancora da ragazzino c'era Attilio Lombardo che mi portava avanti e indietro negli allenamenti. Persona straordinaria, che mi ha aiutato a Cremona e a Genova quando sono poi andato alla Sampdoria. È anche mio testimone di nozze. La Cremonese per me è la mia casa, dove ho avuto la possibilità di incontrare allenatori che mi hanno permesso di diventare un calciatore. Penso a Bruno Mazzia che ha creduto in me e mi ha fatto esordire in prima squadra, per questo lo ringrazierò per sempre. E poi ovviamente Gigi Simoni...".

Con lui un rapporto molto forte
"Simoni mi ha plasmato caratterialmente, mi ha messo di fronte alla mia nuova vita, carriera, è stato un padre. Non ho parole per quello che provo per lui. Mi ha dato anche una seconda possibilità al Torino quando venivo da qualche stagione difficile: mi ha detto: 'Vieni ad allenarti, mettiti in discussione'".

A Torino ti sei rilanciato e sei ancora amato dai tifosi granata per quel derby finito 3-3: gol decisivo e l'ormai celeberrima buca sul dischetto
"Il Torino mi evoca tante emozioni perché ha rappresentato qualcosa di veramente fantastico e di conseguenza troppo bello. Io son sempre stato uomo derby, ho segnato in Cremonese-Piacenza e Sampdoria-Genoa. Ogni derby ha la sua storia, anche quello di Genova è qualcosa di pazzesco. Quello di Torino mi dato qualcosa in più, perché sai di giocartela contro la squadra più forte e di conseguenza cerchi di dimostrare almeno in quella partita che non sono più forti di te".

Da quel 3-3 nel 2001 il Toro ha pareggiato altre 5 volte e vinto solo una
"È davvero un peccato, anche perché il Toro anche quando è stato vicino a portare a casa il risultato è stato beffato. Adesso ci giochiamo un derby a pari punti e questo è già qualcosa, uno stimolo in più per farci mantenere la posizione in classifica. La Juve ha tanti problemi ed è un altro vantaggio, infine abbiamo Juric, che ha fatto sì che questa squadra non sia dipendente solo dal singolo, e con questo non voglio declassare Belotti che è un giocatore importantissimo. Però apprezzo il fatto che il tecnico abbia creato un vero e proprio collettivo, come lo eravamo noi. Un collettivo con tanti bravi giocatori che vogliono dimostrare il proprio valore".

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