Il giramondo Giovanni Scanu: "Via dall'Italia per necessità. Futuro? Asia o Europa"
Nigeria, Brasile, Ungheria, Moldavia e Tanzania: Giovanni Scanu è allenatore giramondo per antonomasia. Nel corso del consueto appuntamento settimanale con gli italiani che hanno cercato fortuna all’estero, il tecnico sardo ha raccontato a TuttoMercatoWeb.com del motivo che lo ha spinto ad uscire dai confini italiani per andare ad allenare ad ogni latitudine: “Nasce tutto dalla passione che mi ha trasmesso mio padre. Quando tu non hai sbocchi devi andare dove c’è lavoro. A me qui le porte le hanno sempre chiuse, non sono mai stato accomodante o accondiscendente in alcune situazioni. Ecco perché nel 2012 ho deciso di andare in Lituania, da lì è partito tutto e poi sono finito in Africa, Asia e America. Sicuramente continuerò su questa strada, anche perché in Italia è impossibile trovare opportunità”.
Qual è il suo più grande rammarico in termini di scelte fatte?
“Il rammarico c’è ed è quello di non aver mai avuto un’opportunità in Italia. Ovviamente sono molto legato al mio paese per tutte le persone che ho qui. Forse in Italia allenano tutti tecnici bravi, non lo so. Sul campo, il mio più grande rammarico è l’anno con lo Zimbru Chisinau in Moldavia. Purtroppo si è fermato tutto per via del Covid, sono convinto che avremmo potuto vincere il campionato e giocarcela nei preliminari di Champions. Non lo vivo come un grande rammarico, ma come una situazione estrema legata al contesto in cui eravamo”.
A livello gestionale, ha trovato difficoltà nel calarsi in contesti logicamente molto diversi dal nostro?
“Dal primo anno, nel 2012 in Lituania, non ho avuto mezzo problema con quanto ho trovato. Son partito con l’idea che mi dovessi adattare io al contesto in cui ero, alla cultura e alla religione; i ragazzi e la società poi si sarebbero dovuti adattare per quanto riguarda la mia metodologia di lavoro. Ho allenato in contesti in Africa in cui era tradizione pregare cinque volte al giorno in orari ben precisi ed io riuscivo ad incastrare gli allenamenti secondo queste esigenze. Non ho quindi trovato difficoltà, anzi mi sono arricchito soprattutto a livello umano di tutte le esperienze vissute. Son sempre andato incontro a quanto trovavo nei vari luoghi e allo stesso modo ho trovato grande disponibilità con le persone con cui ho lavorato.
Quale realtà l’ha stupita a livello calcistico per il livello trovato?
“Vi dico la verità, la Tanzania. Sono arrivato con grande scetticismo ma ho trovato dei centri sportivi di livello, una buona organizzazione societaria e degli ottimi giocatori. Il discorso è che per poter portar fuori questi giocatori da quel contesto ci sono grosse difficoltà. Son calciatori che guadagnano molto meno ma che hanno tanta fame di calcio. Se qualcuno però si dovesse affacciare su quel campionato per pescare qualche possibile talento non rimarrebbe deluso”.
Ci racconta qualcosa della sua esperienza in Brasile al Coritiba?
“Per loro il calcio è davvero il pane. Non esiste altro. La predisposizione al lavoro dei giocatori brasiliani poi è diversa ad esempio rispetto a quelli africani, che erano grandi lavoratori. I giocatori in Brasile durante la settimana si concedono qualche svago in più. Poi a livello tecnico tutto vero quello che si pensa, sono di un’altra categoria”.
Adesso il sogno è guidare una nazionale?
“Sinceramente posso dirvi che l’ho rifiutata io la panchina della nazionale dello Zanzibar. Ho bisogno di vivere ogni giorno di campo, almeno in questo periodo della carriera. Voglio aspettare qualche anno prima di vivere un’esperienza del genere. Ripeto, è stata una mia decisione quella di non guidare una nazionale. Poi fra qualche anno potrei anche provare un’esperienza con una nazionale perché no. Fare il selezionatore e fare l’allenatore sono due cose diverse e io voglio ancora lavorare giornalmente con i miei giocatori”.
In chiusura, dove la rivedremo in panchina? Ci sono progetti in vista?
“Mi rivedrete presto in panchina. Vi posso dire due continenti, ho due offerte in Asia ed una in Europa. Non posso dire altro”.