De Zerbi in scadenza: "Non voglio parlare del futuro: il Sassuolo sa cosa è giusto fare"
Ospite della trasmissione Sportitaliamercato, in onda su Sportitalia, il tecnico del Sassuolo Roberto De Zerbi: "Sono un privilegiato ad allenare questa squadra e mi rende felice farlo, ma ovvio che si devono incastrare tante cose per ripartire anche l'anno prossimo. E non parlo di sirene da altre squadre, è proprio una questione tra noi. Sul futuro ci sono tante cose da vedere: non nascondo che mi piacerebbe anche allenare all'estero, da calciatore ho avuto esperienze fuori dall'Italia che mi hanno fatto crescere, e queste esperienze vorrei evitare di averle a fine carriera. Ma prima di lasciare il club di mia volontà deve succedere qualcosa, e sicuramente il giorno in cui andrò via avrò più rammarico per quello che non è stato fatto che felicità per gli obiettivi raggiunti in questi tre anni: e parlo anche di obiettivi di mercato, non solo di calcio giocato. A ogni modo, c'è da capire insieme se sia giusto proseguire con un club al quale sono riconoscente. Mi dà però fastidio parlare troppo del post, dire chi potrebbe venire dopo di me: il Sassuolo ha sempre avuto le idee chiare, sanno loro cosa fare nell'eventualità, non hanno bisogno dei miei consigli". C'è però una nota sul gruppo: "Sassuolo è una creatura che parte tre anni fa, e che è cresciuta nel tempo: e non parlo solo di me. Stabilizzarsi ottavi in Serie A vuol dire che stiamo facendo il massimo da due anni. Dobbiamo essere avvelenati per ripartire insieme, e per tenere alte le motivazioni il gruppo andrebbe rinfrescato, l'ho detto anche a Carnevali: poi chiaramente non è obbligatorio che si debba ripartire per forza con questi obiettivi, settimo od ottavo posto, si può ricreare una cosa nuova e pensare magari alla salvezza alla trentesima partita, e no al girone di andata".
Ma a proposito di futuro, c'è un salto nel passato, con il tecnico che negli anni di Gianluca Paparesta al Bari sarebbe potuto approdare in biancorosso: "Dopo aver fatto tanti anni a Foggia non potevo andare a Bari. E dico una cosa, il Foggia a me lo portarono via, non me ne sarei mai andato via così, a cuor leggero: ecco, Sassuolo è una situazione come Foggia, prima di mollare un posto dove sto bene ci penserei tante notti. Non escludo di andarmene, poi, ma non è una scelta facile".
Discorso allargato poi al panorama calcistico e alla tattica: "Il calcio italiano è il più bello, ma tatticamente non è il migliore, come ho detto all'estero si può imparare molto. Io sono favorevole alla costruzione del gioco dal basso, noi abbiamo avuto più vantaggi che svantaggi a giocare così, se lo si far bene viene tutto naturale: più l'avversario ti pressa, più puoi avere possibilità di fargli male. Il gioco in verticale? Dipende da chi sta difendendo, no da chi ha la palla. Noi in alcune gare siamo state molto verticali, con chi ti pressa alto lo puoi fare. Vedi a esempio la partita contro lo Spezia, molto aggressivo, non ci aspettava a cavallo del centrocampo".
E aggiunge: "Se Italiano è il nuovo De Zerbi? Lui è lui, non serviva certo la A per dimostrare che è forte, lo aveva già dimostrato. Parlare degli altri non è nemmeno bello, sono argomenti delicati quelli tra colleghi e colleghi, e Pirlo è poco giudicabile: in prima squadra non è mai facile, specie alla prima esperienza, e non aver fatto il ritiro è un'altra cosa che lo penalizza. Ci sono state delle partite in cui comunque la Juventus è stata bella, non va visto solo in questo anno. L'Inter? Non si vincono così tante fare di fila per caso, ma il giocare bene è sempre soggettivo".
Conclude, con una nota su Manuel Locatelli, chiacchierato sul mercato: "Locatelli pronto per la Juventus? E' pronto per ogni centrocampo".