Caso scommesse, Marino: "Ripenso a Bergamo. Noi adottammo codice etico per tutelare il club"
Pier Paolo Marino ha vissuto a Bergamo, nei suoi primi tempi all'Atalanta, un periodo in cui ha dovuto convivere con il processo per "scommessopoli". Ai microfoni di Tuttosport, il dirigente ha commentato la situazione attuale legata alle indagini per scommesse che riguardano Fagioli, Tonali e Zaniolo: "Lì l’accusa era aver orientato anche i risultati delle partite, mentre ora non siamo ancora a questo livello e auguriamoci di non arrivarci. Noi, dopo quell’esperienza nefasta, adottammo un codice etico basato su vari comportamenti che i tesserati dovevano avere, un codice che dovevano firmare e che - se violato - ci dava la possibilità anche di rescindere il contratto. E che ci dava pure i mezzi per controllare ciò che facevano con strumenti che altrimenti un club non ha a disposizione. Noi, per esempio, monitoravamo anche i flussi di scommesse sulle partite dell’Atalanta, per vedere che non ci fossero anomalie nelle giocate. In più, una volta al mese venivano da noi specialisti nel “match-fixing ” per spiegare i rischi che poteva portare il fatto di finire in questo meccanismo perverso. E devo dire che i giocatori, durante queste lezioni, erano molto, molto interessati... Questo è un buon modo per prevenire, soprattutto se fatto a livello di settore giovanile".
Marino, lei ha vissuto in prima persona l’ultimo grande scandalo legato al calcio scommesse. Che aria tira stavolta?
"Fare pronostici mi risulta difficile, ma indubbiamente non ne esce bene né l’immagine del calcio, né quella dei calciatori. Al momento, e mi auguro resti così, non mi sembra che questi ragazzi si siano messi in affari con la malavita per condizionare i risultati delle partite. E le sanzioni, che ci saranno, da parte della Federcalcio devono essere graduate in modo corretto: l’errore che non va assolutamente fatto è ghettizzarli questi ragazzi. Altrimenti non li recuperi più".