Bologna, Fenucci: "Stiamo già parlando con Italiano del rinnovo. Mercato? Nessuno è incedibile"

Claudio Fenucci, amministratore delegato del Bologna, ospite di Radio Anch'io Sport su Rai Radio 1, ha parlato di vari argomenti a partire dalla lotta Champions e dall'ottima stagione della squadra di Vincenzo Italiano: "Sarà un duello interessante. Avere tutte le posizioni aperte fino alla fine è una delle grandi peculiarità del campionato italiano, questo va a favore della spettacolarità del torneo. Siamo lì con tutte le altre, cercheremo di giocarci le nostre carte fino alla fine. Abbiamo molti scontri diretti, ma pensiamo partita per partita, a partire dal match di Udine, rappresenta un altro passo verso il traguardo finale. È un percorso lungo, partito dalla Serie B quando siamo arrivati con la nuova proprietà. Abbiamo cercato di creare le basi nel tempo affinché questa crescita poi si realizzasse. A partire da Sinisa, successivamente con Thiago Motta e adesso con Italiano si è visto un progressivo miglioramento dei risultati, della qualità del gioco e dell'organico. Un percorso che si è verificato attraverso l'arrivo di allenatori che hanno dato un impulso al livello tecnico della squadra e anche con investimenti fatti sui giocatori che sono cresciuti nel tempo".
È meglio vincere la Coppa Italia o tornare in Champions League?
"Arrivare in finale di Coppa Italia è stato un grande traguardo. Giocare la finale all'Olimpico è un sogno, per il Bologna ha un valore particolare, lì ha conquistato l'ultimo scudetto. È un sogno che vivremo tutti insieme. La risposta è scontata: se uno dovesse scegliere, preferiremmo portare a casa la Coppa Italia. Ma ci penseremo nella settimana del 14 maggio. Oggi il focus è su Udine".
Novità sul futuro di Italiano?
"Abbiamo già iniziato a parlare con lui per prolungare il contratto, indipendentemente dal risultato della classifica finale. Penso che Italiano abbia svolto un ottimo lavoro. Non era facile entrare in un gruppo che l'anno prima si era esaltato con un calcio diverso. Lui ci è riuscito con la qualità del lavoro, è entrato nella testa dei giocatori, ha trasformato la squadra, andando a confermare, se non a migliorare i risultati dello scorso anno. Al di là di quello che succederà da qui alla fine, abbiamo intenzione di proseguire il rapporto con lui. Non è il momento ora di parlarne, siamo impegnati nelle due competizioni, ma la volontà della società gliel'abbiamo manifestata".
Come si spiega il fallimento di Thiago Motta alla Juve?
"Molto difficile dare una risposta. Dai miei trent'anni di esperienza come dirigente faccio fatica a entrare nelle dinamiche di un'altra società e non sarebbe corretto. Posso solo dire che Thiago Motta è un ottimo allenatore, da noi ha fatto un buon lavoro per risultati e gioco espresso. Al di là dei momenti del distacco, in cui si sono create delle incomprensioni, non posso che parlar bene di Thiago Motta allenatore. Mi spiace che alla Juve non abbia dimostrato quello che ha fatto a Bologna, ma non so darvi una spiegazione sul perché è andata così a Torino".
Qual è il giocatore simbolo del Bologna?
"Per spirito Lorenzo De Silvestri, per quello che riesce a trasferire a tutto l'ambiente, è lui il simbolo del Bologna".
Come valuta la stagione di Orsolini?
"Riccardo è cresciuto molto, come Ndoye, uno dei migliori esterni a livello internazionale, ma sottolineo anche la continuità di Remo Freuler. Tutti sono cresciuti molto, la squadra ha tante individualità che poi vengono esaltate da questo gioco aggressivo, propositivo e di caratura internazionale che sta portando avanti Italiano".
Avete ricevuto offerte per Orsolini?
"Come ho già detto in passato, Orsolini è un figlio di Bologna. In passato, quando abbiamo ricevuto richieste, abbiamo sempre detto che sarebbe rimasto e lui è rimasto volentieri. Come per gli altri il mercato per adesso non esiste. Nessuno è incedibile, ma del mercato credo se ne debba parlare quando sono i momenti giusti. Alla fine non c'è squadra al mondo che non cresca anche vendendo calciatori. Però anche l'anno scorso mi ero lamentato del fatto che, nel finale di campionato, troppo spesso dai media, i nostri giocatori venivano accostati ad altre squadre. Questo crea un po' di fastidio".
Cosa pensa della possibilità di poter tornare alla Serie A a 18 squadre?
"Tema che va affrontato in un'ottica complessiva, non si può limitare a una scelta numerica, 18 o 20 squadre. Il calcio mondiale deve fronteggiare una serie di sfide importanti: dal cambiamento del mondo media alla sostenibilità economica e ai calendari. Sarebbe necessaria una discussione tra leghe principali europee, Uefa e FIFA per capire che cosa vogliamo fare del calcio del futuro. Se i campionati domestici devono scendere da 20 a 18 per lasciare spazio ad altre partite, non ha senso. Se invece in un ambito di armonizzazione complessiva dei calendari, tutte le leghe europee decidono di scendere a 18, comprese Liga e Premier League, allora è un discorso che può essere affrontato".
